Otto ex dipendenti di un noto gruppo industriale attivo nella produzione di utensili e ricambi ad alto contenuto tecnologico, sono stati denunciati dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Pesaro per vari reati che vanno dal furto aggravato, all’appropriazione indebita, alla rivelazione di segreto industriale, al favoreggiamento, all’infedeltà patrimoniale e alla truffa.
I militari della Guardia di Finanza sono arrivati ad accertare le loro pesanti responsabilità, che hanno seriamente messo in pericolo la stessa esistenza di un’azienda che occupa stabilmente circa 2.000 dipendenti e che ha filiali in tutto il mondo.
Con intercettazioni telefoniche, perquisizioni, perizie informatiche e altre attività di polizia giudiziaria, i finanzieri hanno accertato la sistematica sottrazione di profitti per quasi 6 milioni di euro, nonché di disegni e progettazioni in formato elettronico nell’ordine di decine di migliaia.
Secondo gli investigatori, l’associazione a delinquere costituita dai responsabili realizzava sistematiche “creste” sulle vendite di prodotti dell’azienda dalla quale dipendevano e finanche su interventi di manutenzione a grandi macchinari.
Dopo essersi licenziati dall’azienda pesarese, e non ancora soddisfatti dei pesanti danni che avevano causato, i responsabili avevano persino impiantato una nuova attività produttiva a San Marino, realizzando di fatto una concorrenza sleale visto che producevano gli stessi utensili dell’azienda danneggiata sfruttandone i progetti rubati.
Gli otto ex dipendenti, per di più, avevano già avviato accordi “sottobanco” con aziende concorrenti per la vendita di segreti industriali indebitamente acquisiti, pattuendo con le stesse un compenso di circa 400.000 euro.
La loro condotta criminale, che fino ad ora era stata assai remunerativa, si è però imbattuta con le indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza i quali, chiuso il cerchio sulle loro losche attività, li hanno denunciati all’Autorità Giudiziaria per i reati sopra elencati.
Gli indagati rischiano ora pene fino a 20 anni di reclusione, multe sino a 30.000 euro oltre al risarcimento dei danni procurati.