Studio USA: l’inquinamento arriva da Cina e Mongolia

Roberto Imbastaro

L’inquinamento globale è una realtà: lo hanno certificato ricercatori dell’Università di Washington monitorando le coste occidentali degli Stati Uniti per 9 anni, dal 1998 al 2006. Dai loro studi è emerso che le polveri dei deserti dei Gobi e di Taklimakan, che si estendono tra Cina e Mongolia, raggiungono soprattutto in primavera quando le tempeste di sabbia sono più frequenti, le coste occidentali degli Stati Uniti dove aumentano considerevolmente le polveri e l’aerosol. Nelle polveri, in particolare, sono presenti evidenze di calcio, un elemento che, secondo la coordinatrice dello studio, la ricercatrice Emily Fisher, sono “l’impronta digitale del deserto”. La ricerca è stata condotta in collaborazione con la Nasa che ha messo a disposizione alcuni satelliti geostazionari per l’osservazione delle colonne di polvere che si alzavano dai due deserti e tramite la raccolta di informazioni a terra tramite stazioni poste anche in campagna e all’interno dei parchi. Era già noto che le polveri dei deserti asiatici raggiungessero anche gli Stati Uniti, ma questa è la prima volta che il fenomeno è stato quantificato e le informazioni raccolte su base annua per un lungo periodo. Il fenomeno è particolarmente nocivo alla salute perché la miscela aerosol presente nell’aria degli stati occidentali è formata da particelle sottilissime, anche inferiori ai 2,5 micron, che