Suicidio Rebibbia, "una tragedia annunciata"

Paola Fusco

Era arrivato a Rebibbia la scorsa primavera e, subito dopo, aveva tentato di togliersi la vita: per
questo Roberto Giuliani, il 47enne che si è tolto la vita ieri nel carcere romano, dallo scorso settembre era sottoposto a regime di grande sorveglianza. "Ma tale misura- ha detto il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni- non è servita a evitare la tragedia. A Rebibbia Nuovo Complesso ieri erano presenti 1.685 detenuti, la presenza più alta di sempre. E’ evidente che il sovraffollamento e la carenza di risorse umane e finanziarie crea una situazione di perenne emergenza in carcere,
all’ interno della quale ogni misura precazionale assunta ha una efficacia relativa". Giuliani era stato condannato nel 2002 per concorso in duplice omicidio dal 2002 e sarebbe uscito dal carcere nel 2028. Giudicato paziente psichiatrico a rischio, era stato nelle carceri di Frosinone e Spoleto e poi negli Ospedali Psichiatrici giudiziari di Montelupo, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto, prima di approdare, la scorsa primavera, a Rebibbia Nuovo Complesso, sezione G 11, dove a vissuto in questi mesi insieme a 450 altri detenuti affetti da patologie cliniche di varia natura. "La storia clinica di quest’ uomo- ha concluso Marroni- indicava chiaramente che era incompatibile con una reclusione di
tipo tradizionale, e non e’ un caso che fosse sottoposto a regime di grande sorveglianza. Ma in una situazione fuori controllo come quella che si sta vivendo nelle carceri, e’ drammaticamente evidente che molte situazioni al limite possano finire in questo modo".