Tolmezzo, ancora alta tensione nelle celle del carcere: doppia aggressione di camorrista ad agenti di Polizia Penitenziaria

redazione

Una doppia violenza tanto stupida quanto ingiustificata è stata commessa venerdì da un detenuto camorrista ristretto nel carcere di Tolmezzo. Ed è ferma la protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che torna a lanciare l’allarme sulla recrudescenza di eventi critici e violenti nelle carceri del Paese.
Commenta Massimo Russo, delegato nazionale del SAPPE: “E’ successo che nella giornata di venerdì scorso si è consumata una doppia aggressione nei confronti del personale di Polizia da parte di un detenuto ristretto ad alta sicurezza, personaggio di spicco appartenente alla camorra. Lo stesso, nella mattinata, non condividendo la perquisizione effettuata a suo carico nella cella, prima opponeva resistenza violenta per poi cercare di prendere al collo uno degli Agenti, ferendone uno. Poi lo stesso detenuto, nel pomeriggio, scagliava un pugno ad altro poliziotto ferendogli il labbro e ad un terzo gli procurava una frattura ad un dito con prognosi di 45 giorni. Non contento di quanto posto in essere, lo stesso detenuto minacciava ripetutamente di morte il personale finanche il Comandante del Carcere. Inoltre, resosi conto di tutte le denunce poste in essere a suo carico, da aggressore voleva passare per vittima denunciando gli operatori di presunti pestaggi a suo carico”.
Giovanni Altomare, segretario regionale SAPPE del Friuli Venezia Giulia commenta: “Quanto accaduto a Tolmezzo evidenzia come le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto”.
“Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale SAPPE. “I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Giustizia hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8/10 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Il carcere non è terra di presunti innocenti e disgraziati. E’ anche terreno fertile di violenti, criminali e delinquenti che sfogano la loro frustrazione verso le leggi dello Stato contro le donne e gli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che stanno in prima linea 24 ore al giorno e non solamente i pochi minuti di annunciate visite politiche, utili solo alla visibilità di chi le effettua. E verso di loro, se vogliamo che la certezza della pena non sia solamente un concetto astratto, vanno adottate efficaci misure di contrasto a comportamenti gravi e inammissibili, come il ferimento di tre servitori dello Stato…”.