Traffico illecito, tracciare i rifiuti

Paola Fusco

 Ogni anno in Italia scompaiono più di 20 milioni di tonnellate di rifiuti che rendono alla criminalità organizzata circa 22 miliardi di euro. I dati diffusi da Europol indicano che la prevalenza dei traffici ha carattere internazionale (71%), per effetto del cosiddetto «shopping normativo» cioè la movimentazione di rifiuti verso nazioni con un apparato penale più blando e con controlli meno efficaci. Infatti, tra gli Stati membri si registrano oscillazioni che fanno variare le pene detentive tra 3 mesi e 6 anni e le sanzioni pecuniarie tra 3 mila e 850 mila euro. Un recente studio condotto dalla UE in 13 porti europei, ha messo in rilievo che il 50% delle spedizioni di rifiuti registrano violazioni normative; un dato emerso nel corso del Convegno «La ricerca per la gestione dei rifiuti secondo gli standard europei», organizzato dal Dipartimento Terra e Ambiente (Dta) del Cnr. “La tracciabilità evoluta dei rifiuti” spiega Vito Felice Uricchio, ricercatore dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr di Bari, “può essere eseguita utilizzando dispositivi RFID (Radio Frequency Identification), congegni elettronici composti da un’antenna e un chip in grado di trasportare fino 2.000 byte di dati. Il dispositivo RFID, come il codice a barre o la banda magnetica di una carta di credito, fornisce un identificatore univoco che consente di trasmettere dati senza essere posizionato in prossimità del lettore o dello scanner”. L’Irsa-Cnr in collaborazione con il Politecnico di Bari e il Centro internazionale alti studi universitari (Ciasu), ha sviluppato un sistema integrato che consente sia la tracciabilità dei percorsi effettuati che l’individuazione dei luoghi di carico e scarico (anche parziale). Il sistema si compone di una unità transponder GPS/GPRS/GSM, di ridotte dimensioni e peso, da montare su mezzi destinati al trasporto di rifiuti solidi e liquidi, in grado di comunicare ad un sistema centrale la posizione del veicolo, le variazioni di peso, di rotta, etc. e di un sistema informativo per la gestione e fruizione dei dati raccolti e trasmessi. Tale sistema consente, quindi, di verificare l’effettivo itinerario seguito dal mezzo, valutare eventuali comportamenti sospetti come variazioni di percorso, soste prolungate, attraversamenti di aree protette, di aree carsiche, di buffer di corsi d’acqua, lame e gravine, etc., analizzare i parametri attinenti al rischio ambientale collegato al trasporto di rifiuti solidi e liquidi allo scopo di poter considerare la tutela dell’ambiente tra gli elementi di valutazione per la scelta degli itinerari. Le attività di tracciamento dei materiali o dei trasporti generano quantitativi particolarmente significativi di dati, che possono essere gestiti attraverso tecnologie di Data Mining e di Knowled­ge Discovery. «Nel nostro Paese, c’è ancora molto da fare nel settore dei rifiuti», ha sottolineato Giuseppe Cavarretta, direttore del Dta Cnr «spetta alla comunità scientifica sviluppare la conoscenza per favorire la rapida applicazione di nuove tecnologie e sono molti i ricercatori, che possono concorrere a realizzare questi obiettivi». «Ma è anche importante sottolineare>, prosegue il direttore «che la nuova direttiva sui rifiuti 2008/98 stabilisce con chiarezza che la gestione dei rifiuti deve essere conforme a una “gerarchia” che ponga in ordine di priorità prevenzione, riuso, riciclaggio, altre forme di recupero e infine smaltimento».