Treviso, tensione in Ospedale: detenuto del carcere minorile da in escandescenza in Reparto e al rientro in carcere

redazione

Gravissimo episodio di intemperanza di un detenuto del carcere minorile di Treviso prima in uno dei Reparti dell’Ospedale civile e poi al rientro nell’Istituto penale per minorenni. A darne notizia è il Segretario Nazionale del Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Giovanni VONA: “E’ successo che l’uomo è stato condotto in Ospedale dopo avere commesso un atto di autolesionismo, come da disposizione del Sanitario. Durante la permanenza al Pronto Soccorso è andato in escandescenza, minacciando il personale di Polizia Penitenziaria di scorta e intimorendo le altre persone presenti nel Reparto. Al rientro in carcere, dopo alcune ore, l’uomo ha continuano ad assumere atteggiamenti e comportamenti violenti e di sfida, rifiutando di essere perquisito e minacciando gli uomini della scorta di Polizia Penitenziaria. Un episodio gravissimo episodio, rispetto al quale il Sappe esprime la piena solidarietà ai poliziotti penitenziari coinvolti nell’accaduto. Il peggio è stato evitato grazie alla loro grande professionalità. Il Sappe a voce alta continuerà imperterrito a chiedere l’intervento da parte dei vertici dell’Amministrazione della Giustizia minorile affinché intervengano con soluzioni adeguate a tutela e salvaguardia dei poliziotti penitenziari”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, sottolinea “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria, anche in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, ma che assolvono al meglio ai difficili compiti di trasporto dei detenuti ed alla loro sorveglianza”.
“Bisogna chiedersi”, conclude Capece, “se in merito alle condizioni del detenuto si poteva eventualmente valutare una diversa collocazione nell’ambito della gestione detentiva”. Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.