Si è conclusa all’alba di questa mattina l’operazione congiunta tra Polizia Penitenziaria e Carabinieri di Udine nel Carcere di via Spalato, iniziata verso le ore 02.00 di oggi, che ha portato alla luce un telefono cellulare di piccole dimensioni facilmente occultabile di cui non è consentito il possesso ai detenuti.
A darne la notizia è il Segretario regionale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (S.A.P.Pe) Giovanni Altomare: “le indagini condotte della Polizia Penitenziaria di Udine all’interno del carcere friulano erano partite circa due mesi fa di concerto col Reparto Carabinieri di Udine che, insieme, hanno dato luogo questa notte ad una perquisizione straordinaria in alcune celle del carcere”.
“Le operazioni hanno avuto luogo in quattro celle ubicate al primo piano e secondo piano dell’Istituto ove vige il cosiddetto “regime aperto”durante le ore diurne e i detenuti hanno più libertà di movimento”, prosegue. “Il telefonino è stato rinvenuto all’interno di una scatola della presa/interruttore di corrente, in una cella occupata da due detenuti italiani di cui uno pluripregiudicato, possessore del cellulare, ora al vaglio degli inquirenti per capire l’utilizzo che ne è stato fatto.
Altomare plaudendo “alla professionalità, abnegazione e astuzia condotta nelle indagini dal personale di Polizia Penitenziaria impiegato nell’operazione, nonostante le quotidiane e molteplici oggettive difficoltà lavorative per il numero di agenti in pianta organica non sufficiente per una ottimale gestione dell’Istituto e per il sovraffollamento di detenuti. Ci si auspica che la Direzione attivi le procedure per la Commissione ricompense del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria affinché venga concesso il giusto riconoscimento al personale interessato nell’operazione”.
Plauso alla Polizia Penitenziaria di Udine arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che sottolinea come “il rinvenimento sia avvenuto grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio ed all’azione sinergica interforze con l’Arma dei Carabinieri”.Capece ricorda anche come “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”.
“Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi necessari, come quelli che consentano di “schermare” gli istituti penitenziari al fine di neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito e di dotare tutti i reparti di Polizia Penitenziaria di appositi rilevatori di telefoni cellulari per ristabilire serenità lavorativa ed efficienza istituzionale”, conclude Capece.