Usa, boom di arruolamenti nell’esercito

red

 La crisi dell’economia giova all’esercito Usa. Il tasso di disoccupazione più alto degli ultimi 26 anni sta portando ai massimi storici i livelli di arruolamento nelle forze militari che, per la prima volta dal 1973, anno in cui fu introdotta la leva volontaria, superano gli obiettivi annuali del reclutamento. Invogliati anche dai sostanziosi incentivi economici erogati dal Pentagono, decine di migliaia di giovani americani hanno così scelto di indossare l’uniforme, nonostante la quasi certezza di partire in guerra. “Siamo andati ben oltre le più ottimistiche attese in tutte le componenti militari, attive e di riserva, superando sia i livelli quantitativi che quelli di qualità”, ha detto il sottosegretario alla Difesa, Bill Carr, ammettendo che recessione e disoccupazione abbiano fatto da traino, ma ha ricordato anche il ruolo della campagna pubblicitaria lanciata dal Pentagono e il sistema dei bonus. In cifre, il Dipartimento della Difesa ha infatti speso in media 10 mila dollari di marketing per ognuno dei quasi 170 mila arruolati di quest’anno. Ogni nuovo soldato ha ricevuto in media una buona entrata di 14 mila dollari, duemila in più del 2008, con il bonus che variava di arma in arma: quello più alto lo ha offerto l’esercito, che ha le missioni più rischiose e che ha arruolato più 70 mila volontari. Il successo della chiamata alle armi ha sorpreso anche i generali, che non avevano visto nulla di simile da quando, sull’onda del trauma della guerra in Vietnam, il Congresso aveva abolito il servizio obbligatorio. Ancor più importante poi, per il Pentagono, è che la qualità delle reclute sia tornata a migliorare: negli ultimi anni, in ritardo sugli obiettivi del reclutamento e preoccupata di infoltire i ranghi per sostenere l’impegno di due guerre, la Us Army aveva abbassato i requisiti, accettando giovani senza titoli di studio, fisicamente non idonei e perfino con precedenti penali. Nel 2009 il 95% dei reclutati ha un diploma di scuola media superiore, contro l‘83% dello scorso anno (l’obiettivo fissato era del 90%) e il numero dei soldati con trascorsi con la giustizia o test medici insufficienti è sceso del 37%. I miglioramenti sono ancor più sentiti se si considera che l’insufficienza dei reclutamenti negli ultimi anni aveva costretto il Pentagono ad allungare i turni di permanenza, rallentare gli avvicendamenti, e persino schierare le unità non al completo dei loro effettivi sulla carta.