Vasto, maxisequestro GdF e Carabinieri

Tiziana Montalbano

La Guardia di Finanza e i Carabinieri di Vasto hanno applicato la speciale normativa antimafia 356/1992 per sottrarre a soggetti malavitosi il patrimonio non giustificato da redditi e palese frutto di attività criminali. Un anno fa le Fiamme Gialle e l’Arma avevano sequestrato una nota pizzeria a cittadini italiani residenti nel vastese dediti al traffico di sostanze stupefacenti. Anche in questa circostanza le Fiamme Gialle e i Carabinieri di Vasto, in perfetta sinergia, hanno portato a termine il sequestro preventivo e la successiva confisca in quanto la stessa trova applicazione anche per soggetti implicati in procedimenti penali in materia di sostanze stupefacenti, per i reati di cui agli artt 73 e 74 dello specifico Testo Unico – Dpr 309/1990. Già la Guardia di Finanza di Milano aveva indagato nei confronti di due coniugi di etnia rom legati alla malavita albanese per traffico di cocaina. Alla conclusione delle indagini la donna fu condannata mentre il marito fu assolto con formula dubitativa. Recentemente anche i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Pescara hanno portato a termine un’ulteriore indagine nei confronti dei medesimi soggetti traendoli in arresto e sequestrando ingenti quantitativi di stupefacenti. La continua dedizione nel tempo al traffico di sostanze stupefacenti da parte dei due coniugi è stata, quindi,  accertata e la loro villa faraonica, del valore di circa 1,2 milioni di euro, è sicuramente frutto della loro attività criminale. Le Fiamme Gialle, per la loro peculiare  professionalità, hanno svolto minuziosi accertamenti patrimoniali nei confronti dei due coniugi e del loro nucleo familiare, ricostruendo il complesso  iter di acquisizione dell’immobile sottoposto a sequestro. In sostanza, i genitori della S.L., anch’esssi ROM e privi di redditi, hanno inizialmente acquistato un terreno in Vasto, mediante una procedura anomala, per poi concedere al genero B.C. ampia e generale delega a costruire ed a curare le varie pratiche amministrative. Al termine della realizzazione dell’immobile i genitori della S.L. hanno donato tutto ai nipoti ossia ai figli minorenni dei due coniugi concludendo un’opera di interposizione soggettiva nella titolarità del bene immobile palesemente con la finalità di ostacolare l’applicazione di provvedimenti ablativi della proprietà come quello che si è adottato nella data odierna.