Veneto, crescente il sovraffollamento delle carceri regionali: oltre 2.500 i detenuti, uno su due è straniero

redazione

Erano 2.501 i detenuti presenti nelle carceri del Veneto lo scorso 31 marzo: 135 le donne tra le sbarre, 1.771 i condannati, 4 gli internati, 726 gli imputati. Dirompente il numero degli stranieri detenuti, 1.466. E’ la “fotografia” delle nove carceri regionali venete “scattata” dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che giovedì 11 aprile terrà a Padova il Consiglio Regionale del Sindacato. A presiederlo Donato Capece, segretario generale del SAPPE, con Giovanni Vona, segretario nazionale SAPPE per il Triveneto.
“Abbiamo voluto realizzare questo momento di confronto e di formazione sindacale per garantire ai poliziotti penitenziari del Veneto un servizio d’eccellenza, con quadri dirigenti del SAPPE competenti e professionalmente impeccabili”, commenta Capece. “La Polizia Penitenziaria in servizio nel Veneto è composta da donne e uomini che credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati, un forte senso di appartenenza e ogni giorno fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando molti suicidi di detenuti o contenendo gli effetti devastanti di altrettanto numerosi atti di autolesionismo. Per citare solo i dati riferiti all’anno 2018 parliamo di 609 atti di autolesionismo, 3 decessi per cause naturali, 4 suicidi, 66 tentativi sventati dalla Polizia Penitenziaria, 473 colluttazioni, 112 ferimenti e perfino 2 tentati omicidi tra le sbarre”.
Il Segretario nazionale SAPPE per il Triveneto, Giovanni Vona, organizzatore dell’evento sindacale, ricorda che “questi numeri fanno capire con quale e quanto stress operativo si confrontano quotidianamente le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del Veneto. Aumentano gli episodi violenti all’interno delle carceri italiane e rendersene protagonisti sono più gli stranieri detenuti che gli italiani. E con il regime penitenziario ‘aperto’ e la vigilanza dinamica, ossia con la sensibile riduzione di controlli da parte Polizia Penitenziaria, la situazione si è ulteriormente aggravata. Vanno potenziate le espulsioni degli stranieri detenuti e si dovrebbe sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. E il Veneto paga anche lo scotto di avere 300 poliziotti penitenziari in meno rispetto all’organico previsto”.