Ha tentato di evadere durante una visita in Ospedale, ma l’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria ha scongiurato sul nascere il grave evento critico. Protagonista un detenuto del carcere di Vercelli. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Spiega Mario Corvino, vice segretario regionale del SAPPE: “E’ successo che, durante l’attesa nel locale Ospedale di Vercelli di essere sottoposto a una visita urgente, l’uomo ha tentato l’evasione. Il detenuto, pur essendo su una sedia a rotelle, mentre alcune unità di Polizia Penitenziaria bonificavano i locali, con scatto proditorio ha colpito con violente spinte l’Agente di Polizia Penitenziaria. L’uomo riusciva a uscire dal Nosocomio ma solo grazie alla prontezza, alle capacità e al tempestivo intervento dei componenti a scorta si è riusciti a bloccare immediatamente il soggetto, riportando la situazione alla normalità. Il problema è che continuano ad inviare presso la C.C. di Vercelli detenuti con problematiche sanitarie e di difficile gestione, obbligando il personale a continui spostamenti presso l’ospedale, come da ultimo il detenuto sopracitato era stato tradotto in ospedale per una radiografia alla gamba con le stampelle ed è riuscito a scappare. Tutto ciò ad aggravare la situazione al carcere vercellese è la mancanza di personale nel ruolo Sovrintendenti/Ispettori; attualmente sono presenti 4 ispettori e 2 sovrintendenti, a fronte della previsione organica di 28 ispettori e 30 sovrintendenti”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha parole di elogio per i poliziotti che hanno sventato l’evasione: “E’ solamente grazie a loro se è stato possibile sventare la clamorosa fuga al detenuto. I nostri Agenti non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita per fermare il fuggitivo. Una cosa grave, che poteva creare ulteriori seri problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti, dei cittadini e dei ricoverati. La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. Capece denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.
Il SAPPE denuncia infine il quotidiano e sistematico ricorso di visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti: “Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.