Vigilanza privata: il settore è in crisi

redazione

Negli ultimi anni il settore della vigilanza privata in Italia ha registrato un drastico calo della redditività (- 62%) e dei margini operativi (-6,5%), a cui è corrisposto un aumento della disoccupazione (+35%) e del ricorso alla cassa integrazione (+167%) per i dipendenti. L’indagine sull’andamento economico del settore commissionato dall’ASSIV, l’associazione nazionale di categoria aderente a Confindustria, evidenzia una situazione di crisi che colpisce un comparto produttivo composto da circa 850 aziende che danno lavoro a 46.000 addetti dei quali 43.000 con qualifica professionale di guardia giurata armata. 

L’analisi, svolta analizzando i bilanci del periodo 2008-2010 di un campione di aziende rappresentativo per il 50% del fatturato dell’intero comparto, fa riscontrare in primo luogo un calo progressivo delle tariffe orarie applicate ai committenti nel rinnovo dei contratti, con una riduzione media del -14,09% fra una fornitura e il rinnovo successivo. Il valore di rinnovo delle tariffe applicate risulta inoltre, in tutti i casi esaminati, inferiore al costo medio orario sostenuto per i dipendenti.

La riduzione delle tariffe e l’aumento dei costi influenzano ovviamente in maniera negativa la redditività delle imprese di vigilanza: il margine operativo lordo registra una riduzione pari a -6,45 punti percentuali fra il 2009 e il 2010, mentre la redditività netta nello stesso periodo risulta più che dimezzata, evidenziando un crollo del -62,11%. La costante contrazione del risultato netto si è riflessa negativamente anche sul piano fiscale, con una riduzione del gettito d’imposta a favore dello Stato di ben 9 punti percentuali negli ultimi tre esercizi considerati. Il calo delle performance economiche ha interessato indifferentemente tutto il comparto, ma le imprese più colpite risultano quelle con un fatturato inferiore a 2,5 milioni di euro.

Nonostante la sfavorevole congiuntura economica, le aziende di vigilanza hanno comunque continuato a investire, come evidenzia la crescita delle immobilizzazioni nette del +11,02%. Per sostenere gli investimenti, le imprese hanno fatto ricorso al credito, generando così nel periodo una crescita dell’indebitamento del +8,5%.

La crisi si è fatta sentire soprattutto nel biennio 2009-2010, che coincide con gli esercizi economici più negativi, nel quale si è registrato un vero e proprio boom di ricorso alla cassa integrazione con una concentrazione di oltre il 90% delle domande di CIG fatte nel periodo 2007-2010. In questi quattro anni il ricorso alla CIG straordinaria e in deroga è cresciuto rispettivamente ad un tasso tendenziale (CAGR) del +167% e +406%. Nello stesso periodo, le domande di disoccupazione sono cresciute ad un tasso del +35% e quelle di mobilità del +65%, con una punta massima nel 2010 quando disoccupazione e mobilità sono raddoppiate rispetto alla media degli anni precedenti.