Zero Trust: l’Italia è pronta a questa rivoluzione?

Il panorama delle minacce aziendali si sta evolvendo rapidamente, portando a un aumento della portata e della complessità dei rischi che molte aziende si trovano ad affrontare quotidianamente. Man mano che le organizzazioni spostano la loro sicurezza di rete nel cloud diventa ancor più difficile implementare controlli olistici.

Il modello Zero Trust, ossia un approccio strategico alla sicurezza informatica che protegge le organizzazioni attraverso l’eliminazione della fiducia implicita e la convalida continua di ogni passaggio di un’interazione digitale, non è più una novità per gli esperti del settore. Da diversi anni viene indicato come una best practice da implementare in qualsiasi strategia di difesa, con il semplice assunto che una minore libertà equivale a meno rischi per l’utente e, di conseguenza, per l’azienda.

In una recente indagine di Palo Alto Networks, What’s Next in Cyber, sono emersi i principali motivi per cui le aziende italiane desiderano adottare un’architettura Zero Trust: adattarsi al crescente ecosistema di vendor all’interno della supply chain (40%),  difendersi dalla crescente sofisticazione degli attacchi (40%) e tenere il passo con la digital transformation aziendale (44%). L’ordine delle priorità è simile alla media globale, ma la percentuale è inferiore. Infatti, la media globale per gli stessi temi è rispettivamente del 52%, 49% e 46%.

Un dato che può confermare questo leggero ritardo italiano sul modello Zero Trust viene confermato dalla percentuale di aziende che non ha ancora in programma di adottare questo approccio: con una media globale dell’1%, l’Italia si ritrova fanalino di coda con il 4%.

Nonostante questo dato possa essere preoccupante, le aziende italiane sono ben consapevoli dei vantaggi offerti da un framework Zero Trust. Alla domanda sui benefici, le aziende italiane hanno risposto in modo convincente, con il 32% che identifica lo Zero Trust come il modo migliore per garantire alti livelli di sicurezza, il 28% per proteggere le iniziative di trasformazione digitale e il 24% per soddisfare i requisiti di conformità o le normative governative (la percentuale più alta dopo la Germania con il 28%), mentre il 16% ritiene che sia utile per rimediare alle minacce più pericolose.