Delfinario di Rimini: sequestri confermati

eugenia Scambelluri
Niente da fare per il Delfinario di Rimini che aveva presentato al Tribunale del Riesame di Rimini una istanza di dissequestro per i suoi 4 delfini. Il Tribunale ha riconosciuto la validità dei provvedimenti assunti a seguito delle indagini svolte dalla Forestale perché sussistono tutti gli elementi utili ad ipotizzare il reato di maltrattamento.
Le motivazioni dell’ordinanza hanno confermato, tra l’altro, “l’’inadeguatezza della struttura rispetto alle particolari necessità ed esigenze della specie”, “una gestione sanitaria e medico veterinaria degli esemplari mediante interventi non qualificati e non competenti”, tali da causare un’’alterazione all’’integrità psico-fisica degli animali, nonché la consapevolezza da parte dei responsabili di detenere gli animali con modalità produttive di sofferenze.
Gli esemplari sono attualmente ospitati in apposite vasche e costantemente monitorati da parte di una equipe medico veterinaria specializzata nella gestione e cura di mammiferi marini.
Il trasferimento dei delfini presso l’Acquario di Genova è stato eseguito utilizzando quattro specifiche “unità di trasporto per cetacei” posizionate nel vano di carico di un automezzo isotermico, secondo una procedura conforme agli standard previsti dalla legge, in ambiente controllato e a temperatura dell’acqua costante di 23-24 °C.
Una volta a destinazione i 4 esemplari sono stati alimentati e sottoposti ad ulteriori indagini cliniche, alcune delle quali sono ancora in corso, necessarie per garantirne la corretta gestione.
Nei primi giorni dopo l’arrivo, i delfini sono apparsi fin da subito sensibili agli stimoli esterni e hanno mostrato un comportamento di allerta, tipico della fase di adattamento.
Dopo due settimane di permanenza a Genova, le femmine “Alfa”, madre degli altri tre esemplari, e “Luna” non presentano problematiche di particolare rilevanza.
“Sole”, maschio di 18 anni, denota oggi un buon livello di adattamento al nuovo ambiente, anche se più lento rispetto alle femmine, probabilmente a causa della somministrazione prolungata di ormoni cui è stato sottoposto fino ad oggi.
Il piccolo “Lapo”, maschio di 6 anni, ha un comportamento diverso rispetto agli altri tre perché eccessivamente legato alla madre e non sufficientemente autonomo. Basti pensare all’anomalo allattamento prolungato fino alla sua età, situazione già nota prima del trasferimento all’Acquario. Anche per lui il ritardo nell’adattamento potrebbe essere riconducibile all’’eccessiva somministrazione di ormoni, oltre che al mancato svezzamento.
La permanenza nella nuova struttura consentirà, ultimata la fase di adattamento, di eliminare gradualmente l’’impiego di farmaci nella gestione degli animali.