GdF: Torino, lotta al falso “made in italy”, sequestrati 5 milioni di articoli d’abbigliamento di provenienza indiana e cinese

Enrico Fiorenza

Continua a tutto campo la lotta dei finanzieri al falso “Made in Italy” i quali, stavolta tra la zona di Settimo Torinese ed il Lombardia, hanno rinvenuto e sequestrato oltre 5.000.000 di pezzi tra biancheria intima e altri capi di abbigliamento sulle cui etichette era falsamente riportata la fabbricazione italiana.
L’operazione, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino, si era avviata da un controllo che i militari avevano effettuato presso un noto centro commerciale all’ingrosso della provincia sabauda. Proprio durante quell’attività, all’interno di un magazzino gestito da un cittadino italiano, i finanzieri controllavano numerosissimi imballi su cui – con tanto di bandierine tricolori – campeggiava in bella mostra la dicitura apprezzata in tutto il mondo “Made in Italy”. Peccato però che quegli stessi articoli, come poi appurato dalle successive verifiche, nel Belpaese fossero giunti solo per essere venduti in quanto di provenienza indiana oppure cinese.
Insospettiti anche dall’ingente quantitativo rinvenuto (circa 200.000 unità) il che ne lasciava presagire una distribuzione su larga scala, i militari approfondivano le indagini sino ad accentrare le loro attenzioni fuori regione, in particolare su un’azienda che ha sedi operative in due diverse provincie lombarde.
Le loro deduzioni investigative si rilevavano presto fondate, in un capannone industriale esteso su oltre 150.000 mq., di proprietà di un importatore italiano, le fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro oltre 5.000.000 di articoli di abbigliamento e biancheria intima, anch’essi recanti etichette falsamente riportanti la fabbricazione italiana.
Il valore dei capi complessivamente sottoposti a sequestro supera i 10 milioni di euro, il che dà la misura di quanto siano “corposi” gli introiti di chi gestisce tali commerci perpetrati però in maniera assolutamente irregolare; ma anche di quale sia il danno subìto dalle aziende del settore che realizzano in Italia quegli stessi prodotti, che si vedono molto spesso tagliate fuori dal mercato a causa di concorrenza che subdolamente si impossessa di un’italianità, nonché di una qualità, che assolutamente non possiede.
A questo si affianca un’azione a tutela del consumatore, che ha pieno diritto di scelta sull’origine, il prezzo e la composizione dei prodotti, ma che non deve altresì essere truffato da indicazioni mendaci su ciò che acquista.
Al termine delle operazioni i due imprenditori trovati in possesso di tutto quel materiale che con il celebre “Made in Italy” non aveva proprio nulla a che fare, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Torino nei confronti della quale dovranno ora rispondere dei reati di frode in commercio e vendita di prodotti con false indicazioni.