Granelli di razionalità per evitare il conflitto armato

Lorenzo Della Corte

Mentre in Italia tutti i riflettori politici erano puntati sulla partita del Colle, nel resto d’Europa e sull’altra sponda dell’Atlantico l’attenzione era rivolta agli sviluppi successivi a quanto trasmesso da Washington a Mosca.

La tanto agognata risposta scritta dall’Alleanza atlantica non ha trovato però la piena soddisfazione da parte del Cremlino, ma ciononostante ha permesso che la strada della diplomazia rimanesse viva e percorribile.

La prima reazione, a quanto fatto reperire a Mosca, è stata del presidente Putin che, in una telefonata con il suo omologo Macron, ha sottolineato il proprio disappunto sul corpus della missiva. Infatti, il vertice del Cremlino ha ribadito come i rappresentanti della Nato non riescano a comprendere le ragioni russe. «Gli Stati Uniti e la Nato non hanno tenuto conto delle inquietudini della Russia» ma, nonostante questa miopia politico, rimane ferma la sua volontà di non aggredire l’Ucraina.

Il titolare dell’Eliseo, investito dallo Zar come rappresentante delle istanze europee e «il solo con il quale si può avere una discussione così approfondita», nel corso del colloquio telefonico ha confermato le dure conseguenze che attendono il gigante euroasiatico qualora dovesse decidere di giocare d’azzardo in Ucraina, ma al tempo stesso ha dato seguito al suggerimento di Putin di proseguire sulla via del negoziato e si è detto pronto a recarsi a Mosca o a Kiev al fine di continuare sulla via del dialogo, allargando le trattative al formato Normandia e proseguendo nell’attuazione dei protocolli di Minsk.

Al termine del colloquio telefonico, Macron ha voluto confrontarsi e rassicurare il presidente ucraino Zelenskij che aveva già chiesto, principalmente agli Stati Uniti, di non esacerbare i toni poiché la situazione odierna non è poi tanto dissimile da quella di un anno fa: «servono preparativi e diplomazia silenziosi, non abbiamo bisogno di panico» ha tenuto a precisare il presidente ucraino durante la conferenza stampa tenuta per i media stranieri.

Lo stesso Stoltenberg, in un’intervista a La Stampa, ha tentato di smorzare i toni e, pur mantenendosi indisponibile a concedere ai russi la totalità di quanto preteso, si è mostrato aperto a continuare sulla via della diplomazia: «siamo pronti ad avviare un dialogo con la Russia. Nessuno ha interesse ad avere un conflitto armato, con una soluzione politica ci guadagneremo tutti. […] Noi siamo pronti ad incontrarli quando loro saranno pronti, a sederci e a discutere per parlare di tutte le questioni che sono sul tavolo».

Al netto, dunque, delle perplessità e preoccupazioni statunitensi e britanniche di una possibile invasione russa entro la fine di febbraio, la via diplomatica, a fatica, continua a essere l’unica via possibile, sia per i russi, che traggono maggiori benefici con una pressione costante rispetto a quanto potrebbero ottenere con un attacco frontale, sia per le potenze euroatlantiche che, nonostante possibili accorgimenti, hanno nella Federazione Russa un partner commerciale fondamentale.

La via maestra permane, dunque, quella preannunciata anche dal nostro ministro della difesa Guerini: fermezza e diplomazia, perché «non c’è contraddizione tra l’essere forti e fermi e impegnarsi nel dialogo».

Tenere vivo il confronto verbale e dare spazio ai «granelli di razionalità» rintracciati dal ministro Lavrov nelle risposte atlantiche è l’unica soluzione per evitare un conflitto dai risvolti imprevedibili.