Carcere Cassino: sventato tentativo di introduzione di droga

Redazione

La Polizia Penitenziaria di Cassino ha sventato un tentativo di introduzione di droga all’interno del carcere. Lo rende noto il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece. Durante una visita ad un congiunto,il nipote, un uomo M.G., napoletano, di 40 anni, è stato arrestato dagli Agenti di Polizia Penitenziaria in quanto durante un controllo di routine dall’agente addetto ai pacchi ,all’interno dell’accappatoio aveva celato n° 24 bussolotti di eroina, circa 20 gr., in un sacchetto portaocchiali e infilato in una delle tasche. Ancora una volta, la perspicacia e la professionalità della Polizia Penitenziaria ha evitato che una quantità non irrilevante di sostanza stupefacente giungesse fino alle sezioni detentive. “Questi episodi“ commenta Capece, “oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e le elevate doti professionali del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Cassino, ci ricordano che il primo compito della Polizia Penitenziaria è stato , è , e rimane quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Tutti possono immaginare quali e quante conseguenze avrebbe potuto causare l’introduzione di droga in Istituto”.
Capece ricorda che la percentuale di tossicodipendenti tra i detenuti è oggi si attesta al 25% delle presenze: uno su quattro, dunque ha problemi di droga: “E’ allora opportuno agire sul piano del recupero sociale per i detenuti tossicodipendenti, attraverso un circuito penitenziario differenziato che faccia loro scontare la pena nelle Comunità di recupero, ma è altrettanto necessario disporre di adeguate risorse per far fronte alla possibilità che all’interno del carcere entri la droga. Spesso, come ad esempio è avvenuto a Cassino, è la professionalità della Polizia Penitenziaria a consentire di individuare i responsabili e di denunciarli all’autorità giudiziaria, ma ciò non è sufficiente. Ma si può e si deve fare di più per contrastare l’introduzione di stupefacenti in carcere”.