Contraffazione, maxisequestro Gdf

Gian Luca Berruti

  

Un’organizzazione dedita all’importazione e alla commercializzazione di articoli contraffatti e non sicuri è stata smantellata dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma. Nell’ambito dell’operazione – chiamata in codice “Città Proibita” – i finanzieri hanno sequestrato, nei confronti di una rete composta da 9 società gestite da cittadini cinesi, qualcosa come 2.600.000 articoli introdotti illegalmente nel territorio italiano poiché non conformi alla normativa nazionale ed europea. Tra le merci sottoposte a sequestro dai militari della Guardia di Finanza, figurano anche telefoni cellulari e smartphone con marchi falsi, accendini privi dei dispositivi di protezione oltre a materiale elettrico di varia natura tra cui climatizzatori, generatori, sistemi di vigilanza e lampade. Le indagini delle Fiamme Gialle romane, però, non si sono limitate alla scoperta dei canali di approvvigionamento e distribuzione delle merci, nonché al loro sequestro. L’aspetto fiscale, infatti, assume in questa vicenda un ruolo predominante visto che gli investigatori della Guardia di Finanza, attraverso accertamenti patrimoniali, indagini finanziarie e riscontri contabili, sono riusciti a individuare le ingenti ricchezze accumulate nel tempo dai responsabili dell’illegale commercio, del tutto sproporzionate rispetto agli esegui dichiarati. Le società coinvolte nell’operazione, infatti, chiudevano i loro bilanci con i conti costantemente in rosso, mentre i membri dell’organizzazione si dichiaravano, addirittura, nullatenenti. La realtà della loro più che florida posizione economica, però, è risultata ben diversa rispetto a quello che emergeva dagli atti reddituali visto che i finanzieri hanno loro sequestrato una villa ubicata a Marino (RM), un locale commerciale nel quartiere romano dell’Esquilino, un capannone industriale presso la nuova “Fiera di Roma”, una Porsche Boxter e oltre 250.000 euro in contanti, per un valore complessivo di beni sequestrati pari a 9 milioni di euro.