Costruzioni: Pelazzi (Argenta SOA): i dati Istat in aprile evidenziano una profonda caduta

“I dati di produzione nelle costruzioni evidenziano in aprile una profonda caduta (-3,8%, la più marcata da dicembre 2020) che porta i livelli di attività indietro di oltre un anno.  Il dato di aprile conferma i segnali anticipatori emersi nei mesi scorsi e dovuti in parte al cambiamento delle condizioni di contesto causato dalle incertezze normative e regolamentari sugli incentivi e, soprattutto, all’aumento dei tassi di interesse che ha portato ad un balzo del costo dei mutui per l’acquisto di abitazioni e per i prestiti al consumo. Su questi temi servono interventi del Governo e del Parlamento”.
Lo dichiara Giovanni Pelazzi, Presidente di Argenta SOA (www.argentasoa.it), una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nell’analizzare i dati Istat usciti oggi.

“Queste condizioni,- spiega Pelazzi- come abbiamo ampiamente preannunciato nei mesi scorsi, non potevano non portare ad un freno nella dinamica dell’attività, che speriamo sia temporaneo.
La spinta potrebbe arrivare solo dalla realizzazione dei lavori del PNRR sulla cui piena realizzazione, stando ad alcune dichiarazioni, aleggia molta incertezza”.
IL PNRR potrà avere un effetto molto forte sul settore delle costruzioni. Stando alle  valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria impatta per circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. Questi numeri ora andranno aggiornati tenendo conto delle  possibili rimodulazioni”.

A confermare quanto emerge dai dati dell’Istat i risultati della  survey condotta trimestralmente dal Centro Studi di Argenta SOA su un campione circa  di duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni e di tutti i settori della filiera: costruzioni, infissi, carpenteria, impiantistica e servizi ambientali.
L’indagine mostra come per il 35 per cento delle imprese intervistate da Argenta Soa i problemi di liquidità e costo elevato del credito rappresentano un forte freno in grado di limitare l’operatività; il 30 per cento lamenta la carenza di personale qualificato; il 20 per cento per gli effetti ritardati del passato aumento del costo dell’energia che ha ridotto margini e circolante delle imprese; il 10 per cento per  l’aumento dei costi delle materie prime e solo il 5 per cento per la scarsità di materiali.

“Avevamo già acceso un anno fa – dichiara Pelazzi – i riflettori sui rischi per le imprese e la filiera delle costruzioni dovuti all’aumento del costo del credito. Servono interventi a supporto dei bilanci delle aziende e delle famiglie i cui costi dei mutui sono quasi quintuplicati nell’ultimo anno.
Assistiamo ad un calo progressivo di interventi di nuove costruzioni. Soprattutto abitazioni per il cosiddetto “ceto medio”.

Anche il settore delle costruzioni soffre la carenza di personale qualificato: l’aumento della domanda di lavoro – dovuta sia agli incentivi sia all’implementazione delle misure del PNRR – unita al pensionamento dei cosiddetti “baby boomers” sta mettendo in difficoltà il settore edile che, tra l’altro, attrae di meno i giovani”.

Dall’analisi sul sentiment emerge dall’indagine Argenta SOA come solo per il 21 per cento delle imprese intervistate la situazione per il settore nel 2023 migliorerà, per il  36 per cento peggiorerà  e per il 43 per cento resterà stabile.
 “A condizionare l’opinione delle imprese – spiega Pelazzi –  anche le scelte e i cambiamenti normativi dei governi sul cosiddetto Superbonus del 110 per cento”.
Solo per il 31 per cento delle imprese il  giudizio sulla decisione  del Governo di bloccare il Bonus del 110 per cento è positivo; è negativo per il 66 per cento mentre solo il 3 per cento non esprime una valutazione.
“Un dato emblematico – dichiara Pelazzi – è che solo il 17 per cento delle imprese intervistate valuta con interesse lavori da realizzare a privati che beneficiano dei  bonus edilizi, rispetto ad un 83 per cento che ne dà un giudizio negativo.
Per il 58 per cento delle aziende i ritardi dei pagamenti e i crediti incagliati stanno rallentando i piani di crescita rispetto ad un 42 per cento che crede il contrario”.

Pelazzi continua l’analisi: “il susseguirsi di incertezze e di speranze che ha animato il dibattito nei primi mesi dell’anno intorno alla questione del Superbonus e della cessione dei crediti evidentemente ha spaventato le famiglie e frenato la domanda, anche a causa del forte aumento del costo del credito per l’acquisto di abitazioni e per finanziare i lavori edili.
Si potrebbe trattare di una pausa temporanea, visto che le valutazioni degli imprenditori del settore sugli ordini e sui piani di produzione sono in miglioramento per il trimestre primaverile. Tuttavia, bisogna anche tenere conto che sul “nuovo” le difficoltà sono destinate a rimanere almeno per il resto dell’anno, ovvero fino a quando il costo del credito per le famiglie e le imprese non scenderà. Tenuto conto delle prospettive di crescita dei tassi BCE anche nei prossimi mesi, difficilmente il mercato potrà ripartire in maniera vivace prima di uno o forse anche due anni”.

Il PNRR
“Per le imprese l’attuazione del PNRR- spiega Pelazzi presenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61 per cento delle imprese dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39 per cento si dichiara  ottimista.
 Ad accendere i riflettori su queste criticità del PNRR- continua Pelazzi- é un campione significativo di aziende, composto da una maggioranza ( il 67 per cento) che ha partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi.
Ci troviamo di fronte ad una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica  del Paese. Criticità che però gli italiani sanno affrontare dando il meglio di sé come avvenuto con Expo.
Non è tutto negativo, però: per il 63 per cento delle imprese intervistate il nuovo Codice degli Appalti può rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37 per cento che pensa il contrario”.

La metodologia
Lo studio è stato realizzato intervistando un campione di circa duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni, che operano in tutte le regioni italiane e nei principali settori per cui è richiesta la SOA (costruzioni 55%, infissi 6%, carpenteria 5 %,  impiantistica 20%, servizi ambientali 14%); hanno fatturati in grado di rappresentare la complessità del tessuto imprenditoriale italiano (sotto i 2 milioni di euro 30 %,  tra i 2 i 5 milioni di euro 26 %, tra i 5 e i 10 milioni di euro 19%, tra i 10 e i 30 milioni di euro 15% e sopra i 30 milioni di euro 10%).