Decreto PA: colpiti i sindacati di Polizia

Eugenia Scambelluri

“Con il decreto sulla riforma della Pubblica amministrazione, con cui si taglia il 50% dei permessi e dei distacchi di ogni singola organizzazione sindacale, il Governo mina letteralmente le prerogative di rappresentanza delle forze di polizia ad ordinamento civile e dei vigili del fuoco, creando allo stesso tempo una ancor più evidente sperequazione nei confronti degli organismi di rappresentanza del militari, che continueranno a permanere in missione retribuita forfettariamente per tutti i giorni di ogni anno di mandato”.

Lo afferma Donato Capece, presidente della Consulta Sicurezza, la principale organizzazione di rappresentanza del Comparto per numero di iscritti, costituita dal Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, dal Sap, Sindacato autonomo di polizia, dal Sapaf, Sindacato autonomo Polizia ambientale forestale, e dal Conapo, Sindacato autonomo dei Vigili del fuoco.

La Consulta Sicurezza ha inviato oggi una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per denunciare come “il provvedimento legislativo non tiene conto del fatto che per il Comparto sicurezza ed i Vigili del Fuoco è stato sancito uno status di “specificità” rispetto al restante pubblico impiego, ai sensi dell’articolo 19 della Legge 183/2010, unitamente al fatto che per il personale appartenente a tali Comparti, attesa la particolarità del ruolo e delle funzioni svolte, vige il divieto di esercizio del diritto di sciopero e di azioni sostitutive di esso, sicché gli operatori della sicurezza sono privati di un diritto di rango costituzionale: ciò non può essere sottovalutato allorquando si ipotizza una sforbiciata a distacchi, aspettative e permessi sindacali, atteso che la libertà sindacale verrebbe seriamente compromessa se non azzerata per il personale in divisa”.

Dimezzare permessi e distacchi non comporterà alcun risparmio per le casse dello Stato, ma porterà solamente ad un dimezzamento delle prerogative sindacali indebolendo un Comparto già molto complicato e peculiare per i servizi che svolge”, sottolinea Capece, che aggiunge: “v’è per altro da considerare il particolare status delle organizzazioni sindacali di polizia e il divieto di iscrizione a sindacati esterni. Divieto condivisibile e fondamentale per la salvaguardia della specificità della nostra professione, ma che ovviamente limita le entrate economiche e la platea degli aderenti: il combinato disposto di questa situazione col taglio dei permessi, delle aspettative e dei distacchi nei fatti azzera le funzioni della rappresentanza democratica dei Comparti sicurezza e soccorso pubblico, ponendo quindi in atto – nei fatti – dopo 33 anni dalla legge 121/1981 una rimilitarizzazione strisciante del sistema che non esisteremo a denunciare in ogni sede”.

La Consulta Sicurezza auspica per tanto che il Capo dello Stato tenga conto dei rilievi espressi e si dice pronta “a sensibilizzare i componenti del Parlamento a dimostrare concreta attenzione per attuare i principi di specificità lavorativa contenuti nella legge 183 del 2010 attraverso urgenti provvedimenti normativi che compensino il rischio del servizio e le limitazioni dei diritti che il nostro personale ha rispetto al resto del pubblico impiego”.