Di Maio: saremo i primi a tornare a Kiev. Dare spazio alla diplomazia

Lorenzo Della Corte

«Siamo stati gli ultimi ad andare via e saremo tra i primi a tornarci». La Farnesina ha deciso: subito dopo la Santa Pasqua l’Italia riaprirà la propria ambasciata a Kiev.

Al termine della riunione di coordinamento tenuta sabato mattina alla Farnesina, Luigi Di Maio, vertice del ministero degli Esteri, ha dichiarato che l’Italia è pronta a tornare a Kiev, dopo il trasferimento della missione diplomatica a Leopoli, nell’Ucraina occidentale.

«Riapriremo subito dopo Pasqua la nostra ambasciata a Kiev», ha spiegato il titolare della Farnesina, aggiungendo che tale decisione scaturisce dalla volontà di Roma di dimostrare vicinanza al popolo ucraino, nonché per continuare a tracciare una rotta verso la mediazione tra il presidente Zelensky e il presidente Putin.

«Un altro gesto per dimostrare sostegno al popolo ucraino, un modo concreto per affermare che deve prevalere la diplomazia», ha specificato il titolare della Farnesina. «Nei prossimi giorni verranno effettuati tutti i controlli necessari per il trasferimento a Kiev, tutto dovrà essere fatto in condizioni di sicurezza e in coordinamento con gli altri partner europei. Allo stesso tempo dobbiamo intensificare il pressing diplomatico per portare Putin al tavolo della mediazione e arrivare intanto a un cessate il fuoco», ha terminato Di Maio.

La decisione della Farnesina non coglie di sorpresa gli addetti ai lavori e chi ha seguito con attenzione le mosse della diplomazia italiana che, attraverso le attività del ministro Di Maio, si è adoperata per promuovere una Conferenza di Pace affinché questa guerra, che si preannuncia lunga e logorante, possa riporre i fucili negli arsenali e dare maggior spazio alla raffinata arte diplomatica delle cancellerie internazionali.

Al termine della due giorni a Bruxelles, infatti, il ministro Di Maio, in un’intervista rilasciata a Marco Iasevoli del quotidiano cattolico Avvenire, non solo aveva ritenuto possibile una prossima riapertura dell’ambasciata nella capitale ucraina, ma si era dichiarato, al tempo stesso, pronto a fare tutto il possibile per condurre il Cremlino verso i binari di una tregua.

«Ogni sforzo» ha espresso Di Maio, «deve andare verso la direzione della pace, bisogna mettere la parola fine a questa atroce guerra russa». Per fermare le ostilità, secondo la Farnesina, le uniche due soluzioni sono: allargare il tavolo dei negoziati aperti da Istanbul ad altri attori internazionali e chiudere i rubinetti del gas russo che permettono il finanziamento dell’esercito di Putin.

«L’unica arma davvero efficace è quella della diplomazia. Dobbiamo portare avanti la forte richiesta di un cessate il fuoco, una tregua umanitaria e, soprattutto, un accordo che ponga fine alle ostilità» ha proseguito il ministro nel corso dell’intervista, dichiarandosi pronto a svolgere un’attività di mediazione tra le parti in causa.

«L’Italia è disponibile a rivestire un ruolo da garante: sosteniamo il negoziato, credendo molto anche nel ruolo della Turchia. Voglio però ribadire una cosa – ha precisato Di Maio -, non bastano le due parti al tavolo, dobbiamo aggiungere altri attori internazionali».

La priorità per le democrazie occidentali, per il ministro Di Maio, deve essere quella di interrompere questa scia di sangue e opporsi risolutamente contro quest’invasione antidemocratica che tenta di infettare il corpus degli stati europei.