GdF: Caserta, scoperta frode alimentare nel settore caseario, 5 ordinanze di custodia cautelare

Emidio Lasco

Cinque persone, tra le quali figurano i titolari due caseifici e produttori di latte, sono finiti agli arresti domiciliari a seguito di un’operazione a tutela della sanità pubblica condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Caserta coordinati dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

L’operazione, denominata “ARISTEO” e che ha richiesto l’impiego di circa 40 finanzieri, ha permesso di scoprire un preoccupante quadro di adulterazioni alimentari che veniva perpetrato nella produzione di mozzarella di bufala campana.

Grazie all’indagine delle fiamme gialle casertane è infatti emerso che i gestori dei due caseifici commercializzavano le mozzarelle di bufala con falso marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta), in quanto utilizzavano latte vecchio e ormai inacidito addizionandolo con soda caustica al fine di riportare nei limiti la carica microbica del prodotto e mascherarne anche l’acidità, peraltro miscelando fraudolentemente latte vaccino con latte  bufalino.

Addizionare la soda caustica al latte è però assolutamente vietato dalle vigenti normative comunitarie, in quanto la sostanza è potenzialmente pericolosa per l’organismo umano oltre che contenere tracce di metalli pesanti.

Secondo quanto accertato dagli investigatori delle fiamme gialle casertane, per un certo periodo gli stessi produttori caseari avevano persino acquistato latte proveniente da capi di bestiame non immuni da tubercolosi, circostanza questa perfettamente nota all’allevatore che però, d’accordo con i suoi clienti, non si è fatto scrupolo di immettere in produzione latte che andava invece avviato allo smaltimento.

In tale quadro, che l’Autorità Giudiziaria inquirente ha definito come allarmante nonché caratterizzato da spregiudicata e sistematica violazione delle normative di settore poste a tutela della salute pubblica, è stato dunque disposto il sequestro preventivo delle quote societarie e dell’intero patrimonio aziendale delle tre imprese coinvolte (stimato in circa 10 milioni di euro), e che ora sono state affidate alla gestione di un amministratore giudiziario che ne curerà l’attività – nel pieno rispetto delle normative sanitarie e dopo adeguata verifica degli impianti produttivi – al fine di garantire occupazione per le persone estranee alla vicenda che lavorano al loro interno.