GdF: operazioni anticamorra in Campania e nel Lazio

Domenico Silvestri

Con due vaste operazioni anti-camorra che hanno richiesto l’impiego di circa 500 militari, i finanzieri del G.I.C.O. (Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata) di Napoli e Roma sono giunti all’arresto del boss Feliciano Mallardo (alias o’Sfregiato), attuale reggente dell’omonimo clan camorristico, di altri 6 affiliati, nonché al sequestro di beni mobili e immobili stimati in oltre 600 milioni di euro.

Le due operazioni, chiamate in codice “Caffè Macchiato” e “Sfregio”, oltre a decapitare i vertici del “Clan Mallardo”, hanno sottratto alla pericolosa organizzazione camorristica qualcosa come 900 immobili, 23 aziende, circa 200 rapporti bancari nonché numerose moto ed auto di lusso; un patrimonio gigantesco che i responsabili avevano acquisito nel tempo attraverso il racket delle estorsioni ed il traffico di armi per poi re-investire i proventi illeciti acquisiti in attività legali.

I 7 arrestati, secondo le risultanze in mano agli inquirenti, sono infatti i diretti responsabili di una cellula criminale che aveva costituito numerose società, operanti nelle province di Roma e Napoli, attraverso con le quali impiegare le loro ingentissime risorse, soprattutto nel campo dell’edilizia.

Fra i traffici del clan rientrava anche una fiorente attività produzione e la commercializzazione del caffè, che veniva “forzosamente” rivenduto a tutti gli esercenti del settore operanti nella zona di Giugliano (NA) attraverso i consueti metodi intimidatori messi in atto da tali organizzazioni delinquenziali.

Non mancavano anche centri di raccolta per scommesse sportive ed il commercio all’ingrosso di prodotti paramedicali, a testimonianza di come il clan Mallardo fosse molto attento a investire le proprie disponibilità finanziarie nei settori economici più remunerativi, sino ad assumere un ruolo rilevante nel tessuto economico campano e laziale.

Determinanti per la riuscita delle indagini sono state le intercettazioni ambientali che gli uomini della Guardia di Finanza sono riusciti ad eseguire, istallando sistemi di captazione direttamente all’interno del bunker presso il quale venivano prese le decisioni del clan e ufficialmente sede di una compagnia assicurativa intestata alla figlia del boss arrestato.

Secondo gli inquirenti il clan Mallardo aveva persino stretto accordi con i Casalesi, per svolgere le proprie attività in aree tradizionalmente controllate dall’altra organizzazione camorristica, attraverso il pagamento di una tangente che veniva versata direttamente al “gruppo Setola”.

Strette collaborazioni con i Casalesi sono state scoperte dagli investigatori anche all’interno di una joint venture attiva nel campo delle speculazioni edilizie, attraverso la quale era stato edificato un grosso complesso edilizio alle porte di Roma.