GDF: Roma operazione “venatio visoribus”, accertata un’evasione fiscale da 5 milioni di euro

Gabriel Romitelli

Mettersi in coda per entrare ai Musei Vaticani può essere davvero estenuante, specialmente quanto la temperatura sale o scende troppo, per questo avevano messo in vendita degli appositi biglietti “salta-coda” che, in cambio di una sostanziosa maggiorazione (sino a 50 euro per biglietto), consentivano al visitatore di accedere senza stress e senza attese nel celebre complesso museale del Vaticano.

Peccato, però, che l’agenzia turistica romana che aveva escogitato tale meccanismo di agevolazioni avesse “saltato” anche il Fisco, per questo è l’amministratore della società e i suoi soci sono stati denunciati per evasione fiscale dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma.

E’ questo, in estrema sintesi, il risultato dell’operazione “Venatio Visoribus” che le fiamme gialle capitoline hanno avviato la scorsa estate e concluso accertando la vendita di almeno 90.000 biglietti con un’omessa dichiarazione di ricavi ammontante a 5 milioni di euro.

Per ricostruire il reale volume d’affari occultato al Fisco gli uomini della Guardia di Finanza hanno dovuto analizzare i conti correnti bancari della società, ed è proprio da questa analisi che è emersa un’evidente sperequazione tra gli incassi effettivamente conseguiti e le scarne dichiarazioni fiscali presentate dai responsabili.

Nell’ambito dell’indagine i finanzieri hanno altresì accertato come un così ampio numero di biglietti fosse stato venduto a tariffe decisamente esose grazie ad un piccolo esercito di “procacciatori su strada”, in larga parte stranieri, i quali, con metodi talvolta insistenti, riuscivano a piazzare i ticket dei Musei assicurando all’agenzia dalla quale effettivamente dipendevano più che sostanziosi guadagni.

Ovviamente i militari della Guardia di Finanza hanno fatto luce anche su questi procacciatori scoprendo che alcuni di questi, benché si celassero dietro una fantomatica partita IVA per attività di “mediazione”, in realtà erano dei lavoratori subordinati.

Su 80 lavoratori così riqualificati, 22 sono peraltro risultati completamente “in nero”, circostanza questa che ha aggravato ancor più la posizione dei responsabili della frode i quali, di fatto, impiegavano queste persone sia come piazzisti, sia come semplice manovalanza.

Al termine dell’operazione, a causa del superamento delle soglie di punibilità previste dalla normativa tributaria, i responsabili sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per presentazione di dichiarazioni fiscali infedeli.