GdF: Sassari, scoperta una nuova truffa nel settore degli aiuti all’agricoltura, denunciati 3 responsabili e sequestrati beni per oltre 7 mln. e 500mila euro

Giuseppe Magliocco

Erano riusciti ad incassare oltre 7 milioni e 500mila euro in contributi pubblici destinati allo sviluppo ed al sostentamento di attività agricole attraverso la realizzazione di serre fotovoltaiche, ma quando i finanzieri del Comando Provinciale di Sassari, su attivazione della Procura della Repubblica di Parma, hanno fatto visita agli impianti si è presto capito che quelle serre avevano scopi produttivi ben diversi e che nulla avevano a che vedere con l’agricoltura.
Sono questi gli elementi essenziali d’una ennesima truffa ai danni del bilancio nazionale che la Guardia di Finanza ha individuato, denunciando tre responsabili di società per il reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.
Il meccanismo di frode scoperto dalle fiamme gialle sassaresi, in pratica, si sostanziava nell’ottenere fondi pubblici che sarebbero dovuti servire alla realizzazione di impianti fotovoltaici destinati alla coltivazione in serra di piante, nonché alla produzione di energia elettrica sempre destinata ai settori produttivi agricoli.
L’ispezione dei finanzieri nei siti produttivi realizzati presso i territori dei comuni sardi di Cheremule, Bonnanaro e Oristano, però, ha evidenziato da subito evidenti anomalie legate al fatto che gli impianti stessi non erano funzionali agli scopi per i quali erano stati finanziati, bensì alla produzione di energia elettrica per l’industria; ed il perché di questo “cambio” per gli inquirenti aveva uno scopo ben preciso: attingere anche ad altri fondi pubblici, nello specifico quelli erogati dal GSE (Gestore per i Servizi Elettrici).
Il completo disinteresse per la coltivazione del terreno da parte dei responsabili della frode è emersa anche in fase di accertamenti sulle tre società coinvolte che, proprio sulla base degli elementi raccolti dalla GDF sassarese, erano state costituite ad hoc per ottenere i contributi in parola benché fossero praticamente prive dei previsti requisiti (in questo caso quelli di una adeguata capacità agricola).
Al termine dell’indagine, la Procura della Repubblica parmense ha così disposto il sequestro preventivo dei beni e delle disponibilità in possesso delle società coinvolte nonché dei loro responsabili, fino alla concorrenza della somma di 7.535.924 che poi rappresentano l’importo delle somme già erogate dallo Stato e indebitamente incamerate a titolo di incentivo.