GdF scopre maxievasione a Cremona

Tiziana Montalbano

Un’importante operazione contro le frodi fiscali è stata messa a segno dalla Guardia di Finanza di Cremona: le indagini hanno portato alla scoperta di un dispositivo evasivo il cui funzionamento faceva perno sul meccanismo dell’emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. L’operazione ha tratto origine da oltre 30 segnalazioni per operazioni finanziarie sospette nei confronti di imprese individuali, società e consorzi operanti nel settore edile le quali, a fattor comune, evidenziavano il collegamento con un’insospettabile, nota, società cremonese, leader nel settore della commercializzazione e posa in opera di pavimenti. In particolare, venivano evidenziate frequenti e consistenti monetizzazioni di titoli di credito, per importi di entità piuttosto rilevante, operate dai segnalati sui conti correnti di pertinenza. All’attività di intelligence svolta sul conto dei soggetti coinvolti, si aggiungeva, qualificandola ulteriormente, un’attenta analisi di contesto con precipuo riferimento all’andamento economico (e fiscale) connotante, nel corso degli ultimi dieci anni, tutte le società coinvolte nel meccanismo fraudolento. Emergeva, così, che la suddetta società cremonese, vero snodo centrale dell’intero circuito criminale, a partire dal 2004, aveva realizzato un fatturato con costanti, significativi, incrementi in netta controtendenza rispetto al settore di appartenenza. Tale elemento, unitamente agli altri frattanto acquisiti e altrettanto significativi sotto il profilo investigativo, determinava i Finanzieri a concentrare, su tale impresa, la propria attenzione per poi, successivamente, procedere ad individuare ed esaminare il reticolo di collegamenti commerciali e finanziari di questa con le altre società oggetto di segnalazione. Sulle scorta delle risultanze di indagine, l’Autorità GIudiziaria autorizzava questi ultimi all’esecuzione, su tutti i soggetti coinvolti, di approfondite indagini finanziarie e patrimoniali. Parallelamente, veniva ricostruito il flusso della documentazione amministrativo – contabile  prodotto dalle aziende coinvolte a giustificazione delle varie movimentazioni finanziarie. E’ stato così possibile scoprire che l’azienda, dal 2004 al 2009, avesse, in realtà, rappresentato lo “schermo” per mascherare un giro di fatture false, garantendo a sé e alle altre aziende coinvolte, in via sistematica, illeciti vantaggi fiscali per centinaia di milioni di euro. In particolare, è emerso che l’azienda si prestava sistematicamente all’emissione di fatture false nei confronti di numerose società clienti che necessitavano di costi per abbattere i propri utili fiscali. L’azienda, a sua volta, al fine di minimizzare l’impatto sul proprio risultato fiscale, avvalendosi di un ben delimitato e rodato parterre di ditte individuali compiacenti, tutte riconducibili a persone di propria assoluta fiducia, contabilizzava costi inesistenti, sempre attraverso l’utilizzo di fatture false di rilevante importo. Naturalmente, le ditte individuali “a monte” si guardavano bene dal dichiarare fiscalmente gli importi delle fatture false emesse nei confronti dell’azienda cremonese, a tutto svantaggio dell’Erario. Sono risultate coinvolte 102 società con sedi, perlopiù, in Lombardia ed Emilia Romagna. L’operazione, sviluppata, oltre che attraverso tipiche attività di polizia giudiziaria si è articolata anche nell’esecuzione di 18 interventi ispettivi e nell’interessamento, per i rispettivi adempimenti, di altri 3 Reparti del Corpo e si è conclusa con la scoperta di un’evasione fiscale per 195 milioni di euro di imponibile, l’emissione e utilizzazione di fatture false per un importo complessivo pari a 181 milioni di euro e un’Iva dovuta per 36 milioni di euro. Sono state denunciate 13 persone fisiche, legali rappresentanti o amministratori di fatto delle diverse società coinvolte, per dichiarazione fraudolenta e infedele e distruzione di documentazione contabile.