GdF: Vibo Valentia, gravi irregolarità e lavori di ammodernamento mai eseguiti sulla “Salerno-Reggio Calabria”

Emidio Lasco

Sono 9 le persone (a cui si aggiunge un sequestro di beni per 12 milioni di euro), arrestate dai finanzieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia al termine di un’indagine che ha portato alla luce una diffusa quanto inquietante serie di irregolarità commesse durante i lavori di ammodernamento sul tratto stradale Mileto-Rosarno, dell’autostrada A/3 “Salerno Reggio Calabria”.
L’operazione odierna rappresenta lo sviluppo di una precedente indagine avviata a maggio scorso, all’esito della quale l’Autorità Giudiziaria dispose il sequestro preventivo dello stesso tratto autostradale, nonché di altre strade provinciali limitrofe poiché interessate da un serio pericolo idrico/geologico mai considerato in nessuna fase di progettazione.
Secondo quanto ulteriormente accertato dagli investigatori della Guardia di Finanza vibonese, durante l’esecuzione dei lavori affidati in appalto all’ANAS è emerso un quadro di allarmanti circostanze sostanziatesi in vari episodi di truffa e frodi nelle pubbliche forniture, false certificazioni su lavori mai eseguiti, eseguiti solo in parte o con gravi difformità rispetto agli obblighi contrattuali e peraltro “arricchito” da alterazioni sulla contabilità dei lavori ed anche omissioni da parte dell’organo appaltante sulle previste verifiche tecniche, il tutto ovviamente finalizzato all’indebito arricchimento degli operatori economici che si erano aggiudicati il corposo appalto pubblico e che, secondo gli inquirenti, avrebbero smaccatamente lucrato somme di denaro non dovute per un importo superiore ai 12.000.000 di euro.
Le stesse indagini, tra l’altro, hanno fatto emergere l’esecuzione di opere stradali potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.
Al termine dell’inchiesta sono ben 12 le persone complessivamente denunciate, tra le quali figurano i responsabili delle ditte appaltatrici, dipendenti delle stesse imprese nonché 5 tra funzionari e impiegati dell’ANAS; indagati che dovranno ora rispondere a vario titolo di truffa aggravata, frodi nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti e abuso d’ufficio.
I 12 milioni di beni sottoposti a sequestro preventivo (somma pari a quella indebitamente intascata dai responsabili) sono patrimonio delle imprese che hanno preso parte ai lavori oggetto dell’inchiesta, nonché dei soggetti coinvolti nella stessa.

L’operazione odierna rappresenta lo sviluppo di una precedente indagine avviata a maggio scorso, all’esito della quale l’Autorità Giudiziaria dispose il sequestro preventivo dello stesso tratto autostradale, nonché di altre strade provinciali limitrofe poiché interessate da un serio pericolo idrico/geologico mai considerato in nessuna fase di progettazione.
Secondo quanto ulteriormente accertato dagli investigatori della Guardia di Finanza vibonese, durante l’esecuzione dei lavori affidati in appalto all’ANAS è emerso un quadro di allarmanti circostanze sostanziatesi in vari episodi di truffa e frodi nelle pubbliche forniture, false certificazioni su lavori mai eseguiti, eseguiti solo in parte o con gravi difformità rispetto agli obblighi contrattuali e peraltro “arricchito” da alterazioni sulla contabilità dei lavori ed anche omissioni da parte dell’organo appaltante sulle previste verifiche tecniche, il tutto ovviamente finalizzato all’indebito arricchimento degli operatori economici che si erano aggiudicati il corposo appalto pubblico e che, secondo gli inquirenti, avrebbero smaccatamente lucrato somme di denaro non dovute per un importo superiore ai 12.000.000 di euro.
Le stesse indagini, tra l’altro, hanno fatto emergere l’esecuzione di opere stradali potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.
Al termine dell’inchiesta sono ben 12 le persone complessivamente denunciate, tra le quali figurano i responsabili delle ditte appaltatrici, dipendenti delle stesse imprese nonché 5 tra funzionari e impiegati dell’ANAS; indagati che dovranno ora rispondere a vario titolo di truffa aggravata, frodi nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti e abuso d’ufficio.
I 12 milioni di beni sottoposti a sequestro preventivo (somma pari a quella indebitamente intascata dai responsabili) sono patrimonio delle imprese che hanno preso parte ai lavori oggetto dell’inchiesta, nonché dei soggetti coinvolti nella stessa.