GdF:Cosenza, Operazione “lande desolate”, eseguite 16 misure cautelari nei confronti di un imprenditore, di politici e di funzionari pubblici per appalti finanziati dall’Unione Europea

Oriol De Luca

“Lande desolate” (da qui il nome dell’operazione) questo erano praticamente rimasti i luoghi in cui avrebbero dovuto sorgere importanti opere infrastrutturali – finanziate dall’Unione europea – destinate ad elevare la qualità di vita dei cittadini nonché a creare nuove opportunità imprenditoriali in Calabria, ma che si sono poi rivelate un pozzo senza fondo nel quale far sparire soldi pubblici.
E’ questo l’ultimo episodio di corruzione e malapolitica in cui sono coinvolte, a vario titolo, 16 persone tra le quali figurano esponenti politici, pubblici dirigenti, funzionari ed un imprenditore legato alla cosa ‘ndranghetista dei Muto, e dei quali i finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza – coordinati nelle indagini dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro – ne hanno finalmente svelato le responsabilità eseguendo stamani tra le province di Cosenza, Catanzaro e Roma, su disposizione del GIP del Tribunale catanzarese, le diverse misure cautelari disposte nei confronti dei suddetti responsabili.
Pesanti sono i reati contestati dall’Autorità Giudiziaria inquirente, nello specifico: corruzione, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture; ovvero il corollario tipico delle condotte criminali che più frequentemente colpiscono e ledono gli interessi della Pubblica Amministrazione oltre che dei cittadini.
Le complesse indagini, che le fiamme gialle hanno condotto avvalendosi di particolareggiati rilevamenti aerofotografici nonché di altre approfondite analisi tecniche, hanno così consentito di accertare – anche dal punto di vista documentale – irregolarità e violazioni plurime commesse nella gestione e nella conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea (CS) nonché degli impianti sciistici di Lorica (CS), oltre che nella successiva fase di erogazione dei finanziamenti pubblici.
Secondo quanto accertato dagli investigatori della GDF cosentina, nella spinosa vicenda è emerso un completo asservimento di pubblici ufficiali (anche titolari di uffici di importanza strategica presso la Regione Calabria) alle esigenze di un imprenditore romano, ciò attraverso la sistematica falsificazione documentale di lavori non eseguiti al fine di far ottenere allo stesso l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari che, però, non gli spettavano.
Per gli inquirenti l’agire dell’imprenditore capitolino era quantomeno spregiudicato, e sostanzialmente si concretizzava in condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari finalizzate al compimento di atti contrari ai propri doveri d’ufficio.
Oltre al totale spregio degli obblighi contrattuali previsti per le opere pubbliche in questione, gli inquirenti contestano all’aggiudicatario dei lavori l’aggravante del metodo mafioso nonché l’impiego di poche decine di migliaia di euro nei predetti lavori a fronte dei diversi milioni di euro invece previsti dai bandi di gara.
Ad appesantire ancor di più lo sconcertante quadro di illegalità e connivenze varie era la perfetta conoscenza del suddetto stato di cose da parte delle cariche preposte ai controlli nelle quali, come indicato sopra, compaiono alcune figure politiche.
Oltre all’imprenditore – che al momento si trova ristretto in carcere – 6 persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari, con altre due per le quali è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza, il divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale per altre tre, mentre per altri 4 responsabili è stata disposta la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio.