Guardia di Finanza: Operazione “flying money”

Gian Luca Berruti

I finanzieri del Comando Provinciale di Pescara hanno eseguito 13 arresti nei confronti di altrettanti soggetti responsabili di un’ingente evasione fiscale internazionale – da 90 milioni di euro – scoperta tra l’Italia e il Portogallo. Nel corso dell’operazione le Fiamme Gialle pescaresi hanno arrestato un noto imprenditore della zona perché ritenuto il principale organizzatore di una fitta rete di società italiane e portoghesi le quali, tra il 1999 e il 2008, hanno emesso ed utilizzato fatture per operazioni inesistenti pari a 30 milioni di euro. Il giro vorticoso di denaro e di false fatture era stato ideato al fine di sottrarre i ricavi che le società italiane avrebbero dovuto corrispondere al Fisco creando, al contempo, fondi occulti all’estero. Otto cittadini italiani sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, mentre tre cittadini portoghesi e un canadese, oltre all’imprenditore pescarese, sono destinatari della traduzione in carcere. Fondamentale per la riuscita dell’operazione la collaborazione tra i militari della Guardia di Finanza e gli agenti della Polizia Giudiziaria portoghese i quali, attraverso il coordinamento tra la Procura della Repubblica di Pescara e la struttura europea di Eurojust, hanno avviato le procedure per l’esecuzione del mandato di arresto europeo nei confronti dei cittadini portoghesi in corso di esecuzione presso l’isola di Madeira (Portogallo). Oltre alle misure personali, l’operazione della Guardia di Finanza di Pescara ha riguardato anche il sequestro di una serie di beni, fittiziamente intestati alle società estere e finanche a soggetti terzi ma che, stando alle risultanze delle indagini, erano riconducibili al patrimonio del gruppo facente capo all’imprenditore pescarese arrestato. Oltre ad alcuni appartamenti siti a Pescara e Roma, gli uomini della Guardia di Finanza hanno sequestrato 32 immobili posti all’interno di un residence di Porto Rotondo (OT). Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro, cui vanno aggiunte le quote di partecipazione dell’imprenditore abruzzese nelle società estere nonché una serie di conti correnti ed un’imbarcazione, è stimato intorno ai 12 milioni di euro. La maxi frode fiscale internazionale scoperta dai finanzieri pescaresi è comunemente conosciuta come “estero-vestizione” e consiste nella fittizia localizzazione della residenza fiscale in territori diversi dall’Italia (dove il soggetto, in realtà, effettivamente risiede). Tale escamotage permette dunque di sottrarsi agli obblighi fiscali del Paese di appartenenza per beneficiare di un regime impositivo decisamente più favorevole (come quello dei Paesi a cosiddetta “fiscalità agevolata”). Da rilevare che le società italiane coinvolte nell’indagine sono tutte legate al settore dei trasporti aerei e operanti in vari campi aeronautici come la manutenzione, l’organizzazione di corsi di specializzazione per il rilascio di brevetti aeronautici (piloti e tecnici manutentori), nonché di aeronavigazione. Le società estere implicate nella truffa, invece, si occupavano dell’impiego di personale pilota e tecnico in forma interinale, nonché prestazioni di servizi e di consulenza aeronautica, di gestione immobiliare, di compravendita di aeromobili e di intermediazione assicurativa.