“Idee forti per i nuovi tempi”, la profezia di Putin

Lorenzo Della Corte

La grande ora è scoccata: il vecchio mondo sta scomparendo e un nuovo sole sta per sorgere. Questo è il verbo del presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, che, giovedì scorso dal palco del forum “Idee forti per i nuovi tempi”, ha profetizzato l’inizio di un nuovo mondo che, superata l’era della Pax americana, vedrà negli Stati sovrani i protagonisti degli anni a venire.

«Solo gli Stati veramente sovrani – ha dichiarato il presidente Putin – possono garantire elevate dinamiche di crescita, diventare un esempio per gli altri negli standard e nella qualità della vita, nella tutela dei valori tradizionali e degli alti ideali umanistici, con modelli di sviluppo in cui una persona diventa non un mezzo, ma l’obiettivo più alto».

Come riportato dall’agenzia russa Tass, Vladimir Putin, ribadendo l’ineluttabile crisi del modello occidentale, ha delineato i contorni dei «grandiosi e irreversibili cambiamenti in atto» che apriranno il sipario su un nuovo «ordine mondiale armonioso, più equo, socialmente orientato e sicuro», un ordine alternativo all’esistente.

Il futuro del mondo, secondo il presidente pietroburghese, non potrà più tenere conto delle volontà dell’Occidente. Infatti, avendo perso la trebisonda, le leadership occidentali si trovano smarrite e prive di un progetto futuro e futuribile che possa permettergli di continuare a dominare le relazioni internazionali. Inoltre, sempre secondo Putin, la crisi del modello liberale è aggravata dal risveglio della civiltà asiatica e di quella africana che, non accettando più supinamente i diktat occidentali, hanno fatto venire meno la possibilità per gli stessi di depredare il terzo mondo, inceppando i meccanismi di potere che hanno permesso il dominio statunitense.

Nella mente del titolare del Cremlino, però, è chiaro che non può bastare solamente che un sistema sia in fase di decadenza affinché un nuovo ordine possa strutturarsi e prosperare. Proprio per questo lo zar ha richiesto al suo uditorio di non crogiolarsi sulle gesta dei propri antenati, ma di prepararsi alle nuove sfide che attendono il popolo russo.

Il proclama del presidente Putin, certamente, non aggiunge molto ai propositi già presentati nel corso degli ultimi tempi, ma le sue linee guida devono, comunque sia, essere sempre valutate e ponderate, anche alla luce degli sviluppi della guerra in Ucraina e delle ultime dichiarazioni del suo ministro degli esteri. Lavrov, infatti, ha dichiarato che considera ormai superfluo qualsiasi tentativo di dialogo con i rappresentanti del governo ucraino, poiché, visti gli sviluppi della guerra e l’intervento di potenze straniere, i possibili punti di incontro che erano stati concordati sono venuti meno e «gli obiettivi geografici» dell’Operazione speciale sono andati al di là dei confini del Donbass.

«Quando c’è stata una riunione a Istanbul, c’era una geografia e la nostra disponibilità ad accettare la proposta ucraina si basava sulla geografia della fine di marzo» mentre oggi, ha voluto precisare Lavrov, «la geografia è diversa» e di conseguenza, fintanto che l’occidente persevererà nel rifornire l’esercito ucraino, il Cremlino sposterà ad ovest i propri obiettivi.

Mentre in Italia si sbriciola l’ennesima maggioranza parlamentare e le leadership euro-atlantiche perdono la solidità dell’inverno passato, l’est del mondo attende con impazienza il levarsi di una nuova alba, di una nuova egemonia. È in questo chiaroscuro che si scrive il nostro tempo.