La Pink Tax si sta attenuando ma esiste ancora, i consigli di Idealo per aggirarla

Sono passati oltre 10 anni da quando si è sentito parlare per la prima volta di “Pink Tax”, quell’aumento di prezzo comune nei prodotti dedicati al pubblico femminile che si differenziano dai loro corrispettivi unisex o maschili solo per caratteristiche di packaging o di colore. Eppure, nel 2022 siamo ancora costretti a dibatterne, perché lo spettro di quel sovrapprezzo legato al genere infastidisce e stravolge le comuni regole del mercato, secondo cui il prezzo andrebbe determinato dal rapporto tra domanda e offerta.

Secondo i più recenti dati messi a disposizione da idealo[1], però, il fenomeno è in fase calante. Prendendo come esempio il comparto profumi, se nel corso dell’ultimo anno, in media, i prodotti destinati al pubblico femminile sono costati circa l’8% in più di quelli rivolti al pubblico maschile, l’anno precedente questo dato si attestava attorno al +10%[2].

Ciononostante, ci sono ancora delle categorie merceologiche particolarmente vittime della Pink Tax, ossia quelle che hanno a che fare con la bellezza e la cura della persona. In media, i prodotti femminili della categoria skin care nel corso dell’ultimo anno sono costati oltre il 20% in più rispetto alle varianti maschili[3], stesso dicasi per i set di bellezza destinati alle donne che hanno segnato un +16% rispetto a quelli da uomo[4]. Eppure, si tratta comunque di dati più bassi rispetto a quelli registrati l’anno precedente.

Sintomo che, seppur lentamente, qualcosa sta cambiando. Qualche anno fa – ad esempio – aveva suscitato grosso clamore il caso dei rasoi da donna, che solo per essere rosa costavano l’11% in più rispetto al loro corrispettivo da uomo[5]. Quest’anno, invece, proprio l’analisi della categoria “rasoi” sul portale italiano di idealo ha messo in luce come in questo caso la Pink Tax non ci sia più e, anzi, i rasoi da donna sono arrivati a costare circa il 26% in meno rispetto a quelli maschili[6]

Piccoli passi per raggiungere un risultato concreto. Ed in attesa che il mercato elimini definitivamente questa tendenza, ci sono dei trucchi che possono aiutare ad aggirare il problema: primo tra tutti, monitorare la fluttuazione dei prezzi, ossia la variazione dei costi nel tempo. Le donne potrebbero trarre particolare vantaggio in tal senso poiché la fluttuazione media dei prodotti a loro dedicati raggiunge quasi il 36% nel caso dei rasoi, il 19% per lo skin care, l’8% per i set di bellezza ed il 5% per i profumi[7]. Dunque, un monitoraggio delle fluttuazioni di prezzo può davvero annullare l’effetto della Pink Tax se si acquista nel momento più opportuno.

In conclusione, per quanto si stia assistendo ad un’attenuazione del fenomeno, possiamo affermare che il costo medio per i prodotti femminili sia spesso più alto rispetto a quello dei prodotti maschili: in attesa di arrivare alla tanta agognata parità di genere anche nel mondo e-commerce, ci si può servire della comparazione prezzi e valutare in dettaglio quando conviene acquistare e quando è meglio evitare. Infatti, la maggiore oscillazione dei costi legati ai prodotti femminili può comportare risparmi anche superiori se si utilizzano tutti gli strumenti messi a disposizione dalla comparazione prezzi per acquistare al momento giusto.