“La querela del Sappe non fu per morte fratello ma per altri fatti”

redazione

Spettabile Redazione,

 

Chiedo la cortesia di intervenire dopo aver letto l’intervento sul blog de Il Fatto Quotidiano di  Susanna Marietti Coordinatrice di Antigone: “Cucchi, Aldrovandi e gli altri assassinati: chiamiamo le cose con il loro nome”, là dove si scrive “…Quante ne abbiamo dovute sentire. Persino Ilaria querelata dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria"http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/17/cucchi-aldrovandi-e-gli-altri-assassinati-chiamiamo-le-cose-con-il-loro-nome/3322193/

L’accostamento fatto e la contestualizzazione dell’affermazione è, a mio avviso,  impropria e può ingenerare confusione nel lettore. 

Per tale ragione, se ne chiede la rettifica in osservanza della normativa vigente in materia, pubblicando le seguenti precisazioni.

Il SAPPE non querelò Ilaria Cucchi per la triste e drammatica vicenda della morte del fratello Stefano. 

Al tempo, per quella triste vicenda, il Sappe ha detto da subito di essere solidale con la famiglia Cucchi per la perdita del loro familiare, e lo ribadisce oggi. 

Abbiamo anche detto di essere fieri del nostro lavoro quotidiano e certi della nostra abnegazione al servizio del Paese. Per questo abbiamo confidato nella magistratura. 

Il SAPPE ha presentato una querela nei confronti di Ilaria Cucchi nell’agosto del 2014, dopo che la sorella di Stefano denunciò pubblicamente di avere visto tre Agenti di Polizia Penitenziaria “pestare e malmenare” un uomo a Roma, in via Tiburtina nei pressi del cimitero Verano. 

Quei tre colleghi, invece, erano soltanto intervenuti in un’operazione di ordine pubblico (chiamati da un autista dell’Atac) per sedare una rissa tra un uomo e due donne (tutti stranieri) trovandosi costretti, perciò, a immobilizzare l’uomo. 

Per questo, e solo per questo, fu presentata querela nei confronti di Ilaria Cucchi. Per questo e non per altro.Ed il Pubblico Ministero che esaminò la querela, il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma Margherita Pinto, pur chiedendo al Gip l’archiviazione, rilevò che la signora Cucchi “travisò la situazione”, a causa della sua situazione personale che la indusse “a interpretare negativamente l’operato delle forze dell’ordine”. Aggiungendo: “una maggiore prudenza da parte della Cucchi nel formulare giudizi tranchant sull’agire della Polizia Penitenziaria, prima di rilasciare interviste esponendo come verità rivelata la propria interpretazione degli eventi, sarebbe stata cosa corretta e rispettosa dell’altrui sensibilità, atteso che la Polizia Penitenziaria, intervenuta su richiesta di cittadino, si è vista accusare di comportamenti gravi e illeciti ingiustamente”.

Vanno dunque scritte le cose in maniera corretta e contestualizzati i fatti, per non ingenerare inutili e strumentali polemiche di cui nessuno ha bisogno.

Resto in attesa di riscontro.

Cordialità.