Lean & green: una sinergia vincente per migliorare lo stato di salute dell’azienda e l’impatto ambientale

Se da una parte alcune importanti compagnie aeree sono le ultime a essere accusate di greenwashing, dall’altra anche aziende di altri settori sono consapevoli del fatto che non esistono scorciatoie per raggiungere l’obiettivo Net Zero. Contrastare direttamente le emissioni di carbonio e non affidarsi alla compensazione è chiaramente l’unica strada da percorrere. Il motivo non è solo la riduzione dei rischi per la reputazione, ma anche l’effettivo risparmio energetico, in un momento in cui il mercato è volatile e i costi sono imprevedibili.

All’inizio dell’anno, un analista di Forrester ha affermato che la sostenibilità sarebbe diventata “un imperativo strategico” nel 2023, ponendo particolare attenzione a una maggiore trasparenza nella rendicontazione delle emissioni di carbonio, ma anche a una riduzione dei viaggi aerei. Tutto vero, ma è difficile capire da dove iniziare e dove si possono conseguire rapidamente risultati significativi.

Il processo decisionale è spesso soggetto a condizionamenti e interpretazioni da parte di varie parti interessate, il che porta a un certo grado di “inerzia” prima che vengano introdotti cambiamenti. La volontà, almeno, c’è. Come ha rivelato un report di EY all’inizio di quest’anno, i dirigenti aziendali sono propensi ad attuare iniziative ESG a prescindere dalle pressioni economiche, per cui è importante avere una strategia di cambiamento, raggiungere rapidamente risultati ma anche attuare misure a lungo termine.

È qui che entra in gioco la sobrietà digitale, una politica per l’utilizzo e gli sprechi del digitale che ogni azienda dovrebbe adottare. A tal fine, abbiamo identificato cinque passaggi che permettono di ridurre i costi e le emissioni di carbonio e che dovrebbero essere alla base di ogni strategia digitale.

Misurare per gestire

Se è vero ch “ciò che non viene misurato, non può essere gestito”, così come i dipartimenti finanziari misurano e riportano ogni singolo costo, i dipartimenti IT devono misurare e riportare l’impatto dei dispositivi e dei dati in termini di consumo energetico e di emissioni di carbonio.

Per la maggior parte delle aziende si tratta di un territorio relativamente nuovo, ma grazie alla comprensione dell’impatto dei data center (per il cloud privato), dei servizi di cloud pubblico e dei dispositivi degli utenti finali, ad esempio, i team IT possono iniziare a tracciare un quadro dei consumi e degli eccessi. Dato che l’energia del data center è composta dall’energia consumata dal rack (server/storage) e dal raffreddamento, è possibile capire quanto siano convenienti determinati servizi cloud in termini di costi ed emissioni.

Ripulire i rifiuti digitali

I dati inutilizzati o raramente utilizzati contribuiscono in modo significativo ai consumi energetici superflui. Spesso definiti “dati oscuri”, si tratta di dati accumulati, conservati su un server e che assorbono risorse. Si pensi ai vecchi dati IoT, alle email, alle foto duplicate, ai documenti archiviati nel cloud, ai file nascosti e così via. Questi dati non strutturati sono molto difficili da organizzare nei database tradizionali e in genere vengono archiviati su array di storage di primo livello molto costosi, che consumano grandi quantità di energia e non forniscono alcun valore all’azienda. Le email possono essere necessarie per motivi di conformità o legali, nel qual caso potrebbero essere spostate su tecnologie di archiviazione più “fredde”.

Pensare prima di archiviare

Dopo aver effettuato una pulizia dei rifiuti digitali, le aziende avranno un’idea più precisa di quali dati debbano essere conservati, archiviati o eliminati. Ciò aiuterà a definire corrette policy di archiviazione, consentendo ai dipendenti di eliminare regolarmente determinati file e comunicazioni, evitando l’accumulo inutile di dati indesiderati.

Se consideriamo che, secondo il gruppo Digital Decarbonisation, il 65% dei dati non viene mai utilizzato e il 15% è obsoleto, la creazione di abitudini consapevoli dei dati aiuta l’azienda a ridurre i costi e le emissioni.

Automatizzare il tiering dello storage

Molti clienti oggi gestiscono lo storage su array di dischi con unità SSD e NVME (hot tier), quindi quando lo storage è freddo e non vi si accede, o non è stato utilizzato per sei mesi o più, l’ottimizzazione dei dati potrebbe consentire risparmi significativi. Il tiering automatico dello storage, ad esempio, è un’attività in cui il software sposta in modo intelligente i volumi tra i vari livelli di storage per ridurre al minimo i costi e l’impatto sulle emissioni di anidride carbonica, oltre a migliorare le prestazioni e il throughput complessivi.

Con l’aumento dell’utilizzo di più cloud, un approccio sempre più orientato all’intelligenza artificiale per la gestione dello storage consentirà alle aziende di sfruttare la scalabilità e i vantaggi economici dei servizi cloud, indipendentemente dalla loro ubicazione.

Rinnovare l’infrastruttura IT

L’approccio software defined all’IT è la strada da seguire per implementare e gestire sistemi sempre più complessi e diversificati. Oltre a consentire un’unica visione dei dati indipendentemente dalla loro ubicazione, un approccio basato su software o piattaforma permette alle aziende di affrontare le sfide infrastrutturali che portano ad un aumento dei costi e delle emissioni di carbonio.

Quasi certamente un minor impatto sulle emissioni di carbonio deriverà dall’ammodernamento dei data center. Un approccio all’infrastruttura basato su piattaforme consentirà alle aziende di ottimizzare automaticamente il consumo delle risorse IT. Grazie all’impiego del raffreddamento liquido in un numero sempre maggiore di data center (co-location o provider di cloud pubblico), un metodo che si sta già dimostrando più efficace e sostenibile di quello ad aria, le imprese potranno risparmiare ulteriormente.

Non sarà certamente semplice raggiungere l’obiettivo Net Zero ma seguendo questi passaggi saremo certamente in grado di realizzare un futuro più sostenibile.