Mammoet pronta alla sfida delle infrastrutture nazionali

Tempo di bilanci per Mammoet Italy, tutti positivi per l’anno che sta terminando. Il 2022 è stato tutto in crescita per la società, a partire dal personale, che ha visto l’inserimento di quattro nuove unità. Le nuove forze consentiranno all’azienda di affrontare con serenità le sfide a breve termine. Nonostante i ritmi intensi che hanno caratterizzato il 2022, l’attenzione che Mammoet a livello strategico riserva alla preparazione del personale ha consentito anche quest’anno di raggiungere il traguardo degli “incidenti zero”.

Il mercato del trasporto e posizionamento di moduli industriali pesanti è estremamente vivace, anche grazie al boom del mercato dell’LNG. In questo settore Mammoet Italy ha portato a casa la triplicazione della commessa Block e rafforzato la propria attività nel cantiere di Carrara-Avenza con la pesatura di tre moduli da 3000 tonnellate l’uno. La maggior parte delle commesse legate all’LNG si svolgerà comunque nei prossimi anni, garantendo alla società una più semplice pianificazione degli investimenti e dell’allocazione delle risorse.

In crescita il mercato delle grandi riparazioni navali, dove Mammoet Italy ha acquisito una specializzazione nel campo della sostituzione sia in mare che in porto degli organi di propulsione e degli alberi motore. Quest’anno sono già quattro gli interventi di questo tipo eseguiti. In ambito offshore si è invece rinnovata dopo parecchi anni la collaborazione con SAIPEM Offshore, con base nel porto di Arbatax in Sardegna.

Una novità molto interessate è stata il coinvolgimento di Mammoet in alcune commesse su infrastrutture nazionali, soprattutto su ponti e viadotti. “Siamo naturalmente soddisfatti dei contratti ricevuti – commenta Alberto Galbiati, CEO di Mammoet Italy. Non posso però far a meno di sottolineare che nel nostro Paese l’approccio agli appalti pubblici continua a concentrarsi sull’ottenere il prezzo più basso possibile a livello di singola attività. In questo modo si rinuncia non solo ad utilizzare le tecnologie più innovative, più rapide e meno rischiose, ma paradossalmente non si riesce ad ottenere ugualmente il costo finale più basso a livello di progetto. Le nuove tecnologie, che Mammoet utilizza regolarmente in giro per l’Europa e il Mondo, consentono risparmi di tempo significativi, eliminano i tempi morti e migliorano la sicurezza sul lavoro, per esempio riducendo al minimo le attività in quota. Tutti questi fattori in base alla nostra esperienza permettono di tagliare del 10-20% i costi globali di un progetto”.

Sul fronte dei mezzi tecnici, Mammoet Italy è in prima linea nella transizione energetica. Per fare un solo esempio, tutti i suoi carrelli SPMT, i cavalli da tiro del trasporto pesante multimodale, sono ormai Euro 6, il che rende il parco mezzi Mammoet unico in Italia per riduzione dell’impatto ambientale. In generale l’azienda si sta dotando anche di mezzi elettrici, inizialmente per operare in ambienti chiusi o ad accesso ristretto. Si stanno inoltre sperimentando gru e carrelli ibridi o totalmente elettrici. Lo stesso si può dire per l’adozione delle più avanzate tecnologie digitali. Mammoet ormai è in grado di effettuare rilievi in 3D degli spazi di cantiere per costruire un digital twin dello stesso, su cui svolgere simulazioni dei lavori per scegliere le soluzioni migliori e individuare i possibili punti critici. Mammoet Italy sta svolgendo queste attività per conto di grandi EPC contractors anche fuori dall’Italia, in altri Paesi europei e negli Stati Uniti.

“Mammoet Italy è a tutti gli effetti una società italiana – osserva Galbiati – e come tale non solo rispetta scrupolosamente le direttive nazionali, per esempio in materia delle recenti sanzioni internazionali, ma partecipa alla vita del settore nazionale in cui opera. Recentemente abbiamo aderito alla Federazione Italiana Trasporti Eccezionali per portare il nostro contributo alla soluzione di una serie di difficoltà strettamente burocratiche che stanno rendendo il lavoro complicato per tutto il settore. Ci sembra però che spesso, come in occasione di recenti e meno recenti calamità a risonanza nazionale e internazionale, la nostra italianità non sia riconosciuta, a volte col sospetto che si tratti di un grossolano pretesto per effettuare vere e proprie scorrettezze non solo nei nostri confronti e dei nostri fornitori locali ma anche delle buone pratiche tecnico-ingegneristiche del settore”.