Messina: l’orrore sulla barca della speranza

Eugenia Scambelluri

Sono state decisive le testimonianze dei migranti salvati in mare ed arrivati a Messina a bordo della Torm Lotte per incastrare i 5 scafisti, un palestinese, un arabo saudita, un siriano e due marocchini, che sono accusati di aver ucciso decine di profughi partiti dalle coste africane. 

Orribili le testimonianze di chi su quel barcone c’era e ce l’ha fatta: decine di profughi sono stati ammassati all’interno della stiva del barcone e chiusi dentro. E’ stata tolta la scala interna e chiusa la porta dall’esterno eliminando così l’unica presa d’aria alla stiva. In pochi minuti il calore è diventato insopportabile e l’aria irrespirabile a causa dei gas di scarico del motore. La disperazione ha spinto quindi i prigionieri a forzare la porta e salire in coperta dove si è consumata la tragedia.

I cinque hanno incominciato ad uccidere e gettare in mare le persono in sovrannumero accoltellandole e gettandole in mare. I sopravissuti hanno visto i corpi di connazionali, amici e parenti scomparire in mare, impotenti perché minacciati a non muoversi, pena la stessa sorte.

I cinque arrestati, sbarcati in Sicilia, hanno provato a farla franca, nascondendosi tra i profughi accolti a Messina. Tre di loro hanno poi cercato di scappare ma sono stati bloccati dai poliziotti, pronti a partire con un biglietto in tasca del pullman per Milano.