Papavero da oppio, blitz GdF nel palermitano

Tiziana Montalbano

  Una coltivazione clandestina di 800 piante di “papaverum somniferum”, sostanza vietata da cui è possibile ricavare e produrre pericolosi prodotti narcotici come morfina ed eroina, è stata scoperta e sequestrata dalla Guardia di Finanza  nel Comune di Misilmeri, nel Palermitano. Insospettiti dall’altezza delle piante, dalle dimensioni delle loro capsule e dal vivace colore della fioritura, i finanzieri della Compagnia di Bagheria (PA) non hanno esitato a circoscrivere il terreno presso il quale insisteva l’insolita ‘coltivazione’ e ad avviare gli accertamenti per individuarne il proprietario. Gli esami di laboratorio immediatamente eseguiti con l’ausilio dei chimici dell’Agenzia delle Dogane di Palermo hanno subito confermato come le piante di papavero da oppio – sulle quali erano già fiorite circa 6.000 capsule – contenessero sostanze oppiacee vietate dalla normativa sugli stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno così potuto estirpare la coltivazione illecita denunciando un responsabile alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese (PA) per ipotesi di reato che vanno dalla produzione, al traffico, alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope. La diffusione della notizia assume rilievo in quanto mette in luce la rilevanza penale che discende dalla coltivazione del citato “papaverum somniferum”, un fiore che incautamente può talvolta essere messo a coltura per la vivacità delle fiorescenze. Il papavero da oppio, infatti, è una pianta erbacea dal fiore con vivace colore dal rosso al lilla, radice a fittone e fusto eretto, di altezza generalmente superiore al metro. Il nome scientifico ne sottolinea le proprietà narcotiche dovute all’azione di vari alcaloidi (principalmente riconducibili alla morfina) presenti nell’oppio grezzo. La sostanza lattiginosa viene secreta dalla capsula, che caratterizza il papaverum somniferum, a seguito di apposite incisioni longitudinali.