Pedopornografia: indagine della Polizia Postale

Eugenia Scambelluri

 

Il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia  con il coordinamento del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On-line (C.N.C.P.O.) presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, ha individuato decine di pedofili in giro per il mondo. Ben 26 perquisizioni sono state eseguite negli scorsi giorni grazie al concorso di dieci Compartimenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana ) che hanno visto centinaia e centinaia di Gigabyte passati al setaccio dagli investigatori informatici. Tutto ciò è sfociato nel sequestro di migliaia di immagini e video di natura pedopornografica oltre che ad una richiesta di custodia cautelare in carcere. Sono stati inoltre individuati 26 soggetti stranieri che sono stati deferiti per il tramite del C.N.C.P.O. alle Autorità di: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca.

Le indagini, hanno avuto inizio con una perquisizione effettuata nell’ambito di un’altra operazione di contrasto alla pedopornografia condotta nel 2013 dagli uomini della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia. Nel corso dell’analisi delle caselle di posta elettronica di un pedofilo sono emersi decine di contatti  con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e bambine (sono state ben 75 le caselle di posta elettronica oggetto di indagine).  L’approfondita attività di analisi della corrispondenza dell’indagato ha fatto emergere una allarmante realtà. Il soggetto in questione frequentava diversi social network (quali Facebook, Netlog, MSN Spaces, Badoo ed altri) dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini. E nel corso della ricerca si era imbattuto in decine e decine di “fake” (ovvero di utenti del web che si nascondono dietro ad una falsa identità digitale) che si fingevano loro stessi dei bambini. Nasceva così una scellerata amicizia nella quale questi pedofili sotto mentite spoglie si scambiavano materiale pedopornografico. In qualche caso, addirittura, i due pedofili si palesavano gettando via la maschera e continuavano il loro scambio di materiale illecito. La rete di questi “fake” è stata per fortuna disarticolata.  Le perquisizioni, come detto, hanno dato esito ampiamente positivo portando al sequestro di copioso materiale pedopornografico. Inoltre, dall’analisi del materiale sequestrato, sarà possibile sviluppare ulteriori piste investigative sull’allarmante fenomeno della pedopornografia digitale.