Pesaro, detenuto fondamentalista islamico aggredisce e rompe il setto nasale ad agente di polizia penitenziaria

redazione

Un’aggressione tanto brutale quanto violenta, commessa da un detenuto già noto alle cronache penitenziarie per il suo fondamentalismo islamico e per essere stato protagonista di molti eventi critici durante la detenzione.

“Questo detenuto ha aggredito senza una ragione e vigliaccamente il poliziotto penitenziario di servizio e gli ha rotto il setto nasale, colpendolo anche con sputi e calci”, denuncia Nicandro Silvestri, segretario regionale per le Marche del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Una folle e vigliacca aggressione, ingiustificata, che deve fare seriamente riflettere visto che è stata commessa da un detenuto votato alla causa della Jihad e particolarmente violento. Al collega ferito va la nostra solidarietà e vicinanza ma, ripeto, quel che è successo deve fare seriamente riflettere”.

Silvestri mette sotto accusa il ‘regime penitenziario aperto’ in atto nell’Istituto di Pesaro“Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando e potenziando i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Le idee e i progetti dell’Amministrazione Penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati. La tensione resta alta nelle carceri: altro che dichiarazioni tranquillizzanti, altro che situazione tornata alla normalità. E’ sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. E una particolare attenzione deve essere riservata ai detenuti convertiti al fondamentalismo islamico”.

E da Roma arriva la denuncia del segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece sui rischi della radicalizzazione violenta e del proselitismo all’interno degli istituti penitenziari del fondamentalismo islamico.

“Quel che è accaduto nel carcere di Pesaro deve fare seriamente riflettere, ma il SAPPE denuncia la gravità della situazione. La Polizia Penitenziaria monitora costantemente, attraverso gruppi selezionati e all’uopo preparati, la situazione nelle carceri, per adulti e minori, al fine di accertare l’eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti accaduti all’estero. Ma per fare questo servono fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi Agenti. Il Ministero della Giustizia parla della presenza di 39 detenuti radicalizzati e di almeno 300 quelli ritenuti a rischio di radicalizzazione. A nostro avviso è un dato sottostimato, se solo si considera che sui 53.850 detenuti "ospitati" nelle carceri italiani ben 18.091 sono stranieri. Di questi 10mila sono musulmani, la stragrande maggioranza dei quali è praticante. Ciò nonostante, noi Polizia Penitenziaria siamo sotto organico di 8mila Agenti e la Legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l’assunzione di nuovi Agenti, a cominciare dall’assunzione degli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione. Per questo abbiamo, in più occasioni, sollecitato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando per ottenere assunzioni straordinari per il Corpo di Polizia Penitenziaria”.