Polizia Penitenziaria: stroncato tentativo di spaccio in carcere

Redazione

“Brillante operazione della Polizia Penitenziaria di Viterbo che a seguito di accurate indagini ha rinvenuto e sequestro 20 involucri di 5 grammi ciascuno contenenti sostanze stupefacenti del tipo “hashish”. L’importante attività condotta dal Personale di Polizia Penitenziaria viterbese ha visto stroncare sul nascere un tentativo di spaccio dello stupefacente, operazione conclusasi positivamente solo grazie all’acume e l’alta professionalità del nostro Personale. Esprimo dunque il convinto e sincero apprezzamento del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, per l’importante attività di Polizia giudiziaria svolta dai nostri Baschi Azzurri viterbesi. Ritengo che il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria debba adeguatamente valorizzare questa attività di servizio, riconoscendo al Personale di Polizia impiegato una adeguata ricompensa. Il costante e pesante sovraffollamento fa fare ogni giorno alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria i salti mortali per garantire la sicurezza. Da parte mia intendo ancora una volta esprimere la testimonianza di vicinanza del Primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, ai disagi delle colleghe e dei colleghi in servizio nel Lazio ed in particolare a Viterbo”.
Lo dichiara Donato CAPECE, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – il primo e più rappresentativo della Categoria.
Il SAPPE torna a sottolineare come “nelle carceri italiane il 25% circa dei detenuti è tossicodipendente. Se per un verso è opportuno agire sul piano del recupero sociale, è altrettanto necessario disporre di adeguate risorse per far fronte alla possibilità che all’interno del carcere entri la droga. Alcuni recenti fatti di cronaca hanno dimostrato che è sempre più frequente il tentativo, anche da parte dei detenuti appena arrestati o di familiari e amici si ristretti ammessi a colloquio, di introdurre sostanze stupefacenti all’interno degli istituti penitenziari. Spesso la professionalità della Polizia Penitenziaria, come è avvenuto a Viterbo, consente di individuare i responsabili e di denunciarli all’autorità giudiziaria, ma ciò non è sufficiente. Nonostante l’Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all’avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all’esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi. La legge prevede che i condannati a pene fino a sei anni di reclusione, quattro anni per coloro che si sono resi responsabili di reati particolarmente gravi, possano essere ammessi a scontare la pena all’esterno, presso strutture pubbliche o private, dopo aver superato positivamente o intrapreso un programma di recupero sociale. Nonostante ciò queste persone continuano a rimanere in carcere. Noi riteniamo sia invece preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle Comunità di recupero, per porre in essere ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere. I detenuti tossicodipendenti sono persone che essendo malate hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione.”