Ha messo on line un messaggio sul proprio profilo Facebook, ma lui è un detenuto del carcere minorile di Airola. E’ così che la Polizia Penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefono cellulare nella struttura detentiva. A darne notizia è Donato Capece, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“L’uomo, G.F., è detenuto nel carcere minorile, ma questo non gli impediva di scrivere messaggi sul proprio profilo di Facebook. La Polizia Penitenziaria ha quindi dato corso ad una perquisizione in cella che ha portato al sequestro del cellulare. Ai Dipartimenti della Giustizia minorile e dell’Amministrazione Penitenziaria chiediamo interventi concreti, come la dotazione ai Reparti di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”, spiega. Il SAPPE ricorda che “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”.
Proprio per sollecitare interventi concreti, uomini e mezzi per la Polizia Penitenziaria, il SAPPE di Airola ha partecipato con la Consulta Sicurezza alla manifestazione di questa mattina a Roma davanti alla Camera dei Deputati, in piazza Montecitorio. “Saremo in piazza per denunciare che il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. E da tempo il SAPPE denuncia – inascoltato! – che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, come l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, come la mancanza di personale – servono ameno 8.000 Agenti di Polizia Penitenziaria per fronteggiare le costanti criticità, ed invece sono state autorizzate dal Governo solamente 305 nuove assunzioni… , come il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. E ci rendiamo conto, come avevamo denunciato, che mettere i detenuti di 25 anni nei penitenziari minorili è stata una scelta politica sbagliata, che ha determinato anche l’atteggiamento aggressivo dei minorenni verso i poliziotti?”.
Netta la denuncia del SAPPE: “Anche queste possono essere le conseguenze alle quali si va incontro con lo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria. Smantellamento che ha visto, lo ricordiamo, la chiusura in molte Regioni d’Italia delle sedi dei Provveditorati regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, presidi di polizia sul territorio assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione proprio dei permessi premio, delle misure alternative alla detenzione, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. Chiudere uffici di Polizia è sempre sbagliato: ne va della sicurezza sociale”.