È stata portata a termine la seconda parte dell’operazione “Simm’e Napule”, coordinata dalla Procura della Repubblica Dda, con l’esecuzione, da parte della Guardia di Finanza, di sedici ordinanze di custodia cautelare, che si aggiungono agli undici provvedimenti restrittivi già eseguiti nell’aprile di quest’anno. Altri due provvedimenti cautelari sono ancora in fase di esecuzione per l’irreperibilità dei destinatari. Il provvedimento è la conclusione di una complessa indagine condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, del Nucleo Speciale Frodi Telematiche e dalla Squadra Mobile della Questura di Firenze, nei confronti di un’organizzazione criminale dedita all’intromissione abusiva nel sistema informatico e telematico di telecom Italia, che consentiva di realizzare una frode ai danni della compagnia telefonica stimata in circa 50 milioni di euro. In particolare, l’attività fraudolenta si è concretizzata attraverso l’attivazione di numerose sim card (circa 35.000) intestate in alcuni casi a nomi di fantasia o, spesso, anche a soggetti extracomunitari di difficile identificazione, e nel conseguente accreditamento su di esse di “bonus” di traffico non spettante. Il successivo riversamento dei cospicui volumi di credito telefonico, illecitamente ricaricato sulle schede sim, verso numerazioni non geografiche a tariffazione aggiunta (del tipo 899, 166 e 892), assegnate a società controllate da soggetti compiacenti e create ad hoc per monetizzare il traffico sottratto illegalmente alla società di telecomunicazioni. L’attività investigativa delle Fiamme Gialle ha permesso di scoprire che l’accreditamento dei bonus veniva effettuato da personale della stessa società danneggiata, ovvero da personale addetto alle pulizie, a mezzo di terminali ubicati presso gli uffici della Telecom Italia Mobile di Napoli, utilizzando login di operatori che, al momento dell’effettuazione delle ricariche, risultavano spesso assenti.
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