Terra Dei Fuochi: 6 arresti per gestione illecita rifiuti speciali

redazione

In data odierna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Corpo Forestale dello Stato di Napoli, ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali (due arresti in carcere e quattro arresti domiciliari) e reali (sequestro preventivo di tre opifici tessili) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord nei confronti di sei soggetti, di cui due di nazionalità straniera (bengalesi), resisi responsabili, a vario titolo, dei reati di gestione di rifiuti non autorizzata in funzione di una successiva combustione illecita degli stessi, nonché furto aggravato di energia elettrica e violazione di sigilli di area sottoposta a sequestro penale sulla quale insisteva una vera e propria discarica a cielo aperto.

La vicenda oggetto del citato provvedimento cautelare si inserisce nell’ambito di un articolato filone investigativo finalizzato al tracciamento dei rifiuti speciali, derivanti da lavorazioni industriali ed artigianali. L’attività di indagine, portata a termine fruttuosamente dal Corpo Forestale dello Stato, rappresenta l’esito coerente di direttive investigative impartite dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, finalizzate a risalire dai roghi di rifiuti all’intero percorso compiuto dagli stessi, fino all’individuazione delle aziende produttrici, spesso vere e proprie aziende “fantasma”, dove risulta sovente impiegata, in modo irregolare, manodopera extracomunitaria.

Le investigazioni, sviluppatesi dal mese di ottobre 2015 con l’ausilio di videoriprese e correlati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno permesso di ricostruire tutte le fasi dell’illecito smaltimento dei rifiuti speciali, derivanti dalla lavorazione di industrie tessili operanti in Casandrino.

In particolare, i due indagati (padre e figlio), destinatari della custodia in carcere, avevano provveduto a realizzare una vera e propria discarica a cielo aperto, che provvedevano ad alimentare con una raccolta “porta a porta” presso vari opifici, e ciò nonostante l’area in questione fosse stata già sottoposta a sequestro, violando, perciò, reiteratamente i sigilli, e manifestando così, un allarmante senso di impunità.

La crescente mole di rifiuti via via sversati imponeva, poi, ai gestori di eliminarne quantitativi consistenti mediante l’incendio degli stessi ovvero lo spargimento, con pala meccanica, su altri siti confinanti.

Nella discarica in questione venivano sversati rifiuti speciali, costituiti, fra gli altri, dagli scarti di lavorazione dei tre opifici colpiti da sequestro, di cui due intestati a soggetti di nazionalità  bengalese, attivi nel Comune di Casandrino, ed uno amministrato da un italiano residente nel medesimo comune.

A completare il quadro di pervicace sprezzo delle regole, va segnalato il sistematico furto di energia elettrica compiuto dai gestori della discarica in danno della pubblica illuminazione.

Le misure cautelari, adottate a seguito di tale attività di indagine, vanno a colpire una filiera diffusa di smaltimento illecito dei rifiuti, fondata sull’accordo scellerato tra imprenditori desiderosi di evitare i costi dello smaltimento controllato e delinquenti ambientali abituali, in grado di soddisfare tale illecita domanda, con una rudimentale quanto perniciosa organizzazione di mezzi ed uomini; inoltre, tali provvedimenti consentono di identificare i responsabili di una sistematica condotta di combustione di rifiuti, impedendo a questi ultimi di arrecare danni ulteriori all’ambiente ed alla salute dei cittadini.

Il sequestro delle aziende è diretto, infine, oltre che ad impedire la commissione di condotte criminose della stessa specie da parte dei titolari delle attività industriali, a sanzionare, altresì, la finalità di illecito profitto connesso ai crimini ambientali, contribuendo a rendere ancor più effettiva e temuta la tutela dell’ambiente, specie, in una terra, come quella tristemente nota come “Terra dei fuochi”, dove le più attente sentinelle del territorio dovrebbero essere proprio coloro che vi svolgono attività di impresa.