UL Safety Index: Italia si posiziona al 26° posto su 187 nazioni del mondo e al 18° in Europa

redazione

Soggetta al fenomeno di una popolazione anziana in crescita costante e vittima di molte cadute e incidenti involontari, con un punteggio di 84 l’Italia si colloca al centro della classifica europea (diciottesima su 40 Paesi) e al 26° posto rispetto alle 187 nazioni del mondo analizzate in tema di sicurezza da UL Safety Index™. Questo quanto emerge dal rapporto stilato da Underwriters Laboratories (UL), organizzazione globale con headquarter negli Stati Uniti impegnata nell’ambito scientifico della promozione della public safety. I risultati di UL Safety Index, progetto di data science basato su algoritmi e composto da un indice numerico su scala 0-100, restituiscono una fotografia rispetto alla sicurezza relativa di un Paese secondo tre driver misurabili: Institutions and Resources (come ad esempio l’istruzione, la tecnologia e la governance), Safety Frameworks (normative vigenti e regolamentazioni) e Safety Outcomes (ossia i risultati ottenuti dalle nazioni a seguito delle politiche approntate in tema di safety).

“La nostra mission è contribuire al progresso di una vita e ambienti lavorativi sicuri per i cittadini italiani e a livello mondiale e promuovere il dibattito in tema di salute pubblica e sicurezza”, ha dichiarato David Wroth, Director, Data Science – Underwriters Laboratories Inc. “I risultati dello studio di quest’anno dimostrano come l’Italia stia performando al di sopra della media per quanto riguarda i progressi in materia di safety, sebbene vi siano ancora margini di miglioramento in particolare per quanto concerne la cura e la protezione di alcune fette di popolazione più vulnerabili, come gli anziani. Un dato sopra tutti: le falle nella sicurezza per quanto riguarda gli infortuni involontari generano un impatto economico a livello mondo stimato tra l’1 e il 5% del prodotto interno lordo. E in alcuni Paesi in via di sviluppo questa stima raggiunge addirittura il 10%”.

L’ITALIA NEL DETTAGLIO
Seppure il punteggio ottenuto dal driver Safety Outcomes risulti soddisfacente (92), non si può dire altrettanto dell’indicatore Cadute Involontarie (63). È stato questo dato a dare il via, da parte di UL, all’approfondimento circa la questione della terza età in Italia. UL Safety Index™ delinea, infatti, un consistente aumento nel tasso di lesioni involontarie e morte fra gli anziani a causa di cadute accidentali e incendi domestici. Dati che invitano a intraprendere ulteriori analisi circa le cause di tali trend e che aprono a discussioni in merito alle diverse possibilità volte a migliorare le esigenze di sicurezza specifiche per la terza età.

Secondo Roberto Messina, Presidente di Senior Italia FederAnziani, “il 52,7% dei nostri over 65 ha a malapena la quinta elementare, il 14% la terza media e il 4% la scuola professionale. Da qui la difficoltà di far comprendere ai nostri anziani, ad esempio, l’importanza di adottare semplici strumenti di tutela negli ambienti domestici, tra cui rilevatori antifumo o sensori salvavita. Emerge così la necessità di raggiungere i decisori politici a livello nazionale ed europeo con corsi specifici per legiferare e apportare cambiamenti alle normative in materia di terza età”.
Proprio per questi motivi, la prevenzione e la condivisione di una cultura del benessere da trasferire a operatori del settore e caregiver possono fare la differenza. “Guardando, ad esempio, al tema dell’aderenza alla terapia, gli studi rilevano un risparmio di circa 4 miliardi e mezzo di euro l’anno per le casse dello stato. Nel solo ambito della riduzione delle fratture dei femori, a livello di stato si spendono 1,653 miliardi di euro e 3 miliardi e mezzo per la riabilitazione. Cifre che vanno moltiplicate per 5 se le guardiamo da un punto di vista del costo sociale”, prosegue Messina.

Il punteggio più basso (70) ottenuto dall’Italia è relativo all’ambito Institutions and Resources ed è ascrivibile in particolar modo all’efficienza ed efficacia a livello governativo e alla bassa adozione di tecnologie del nostro Paese. L’obiettivo di UL Safety Index è agevolare governi, istituzioni, leader aziendali, esperti di sicurezza ed enti pubblici nello stabilire benchmark e ottenere raffronti circa i propri livelli di sicurezza, facendo leva su dati scientifici grazie a cui stabilire priorità e adottare interventi programmatici in ottica di sicurezza.
Il punteggio ottenuto dal driver Safety Frameworks è soddisfacente (93), sebbene vi siano spazi di miglioramento, in particolare per quanto riguarda l’area della sicurezza stradale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, solo il 64% dei cittadini italiani indossa la cintura di sicurezza nei sedili anteriori e solo il 10% lo fa quando seduti su quelli posteriori (dato 2015).

IL FENOMENO DELLA TERZA ETÁ IN ITALIA
14 milioni di persone in Italia hanno un’età superiore ai 65 anni e rappresentano il 23% dell’intera popolazione (60,6 milioni di persone). Si prevede che questo numero aumenterà fino a superare i 20 milioni entro il 2050. Con un’aspettativa di vita media di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne, il nostro Paese è ottavo nel mondo per longevità ed è secondo solo al Giappone per quanto concerne il numero di anziani. In generale, la popolazione in Italia è destinata a diminuire nei prossimi 20 anni e di conseguenza saranno sempre meno gli adulti a prendersi cura degli anziani. Non a caso le statistiche riportano come in Italia ci siano 900.000 badanti e che 100.000 nuove ne arrivino ogni anno. Lo sviluppo di programmi di education dedicati ad anziani e caregiver, la presa di coscienza di quanto la sicurezza debba giocare un ruolo più ampio all’interno dei sistemi locali e regionali e la riconsiderazione degli investimenti necessari sono fattori essenziali per migliorare la sicurezza e il benessere di questa fetta di popolazione vulnerabile.

“Una risorsa che possiamo fornire, ad esempio, tramite il nostro UL Safety Index è la possibilità di confrontare tra loro i Paesi per trarre spunto da chi sta performando meglio in alcune aree specifiche e consultare online la nostra research library che contiene standard e regolamentazioni dei vari Paesi tramite cui informarsi”, prosegue Wroth e conclude: “Il nostro obiettivo è contribuire all’apprendimento e al processo decisionale in tema di sicurezza da parte dei responsabili politici italiani e delle altre parti interessate e sostenere l’attuazione di programmi volti ad un miglioramento dei livelli di sicurezza”.

Questo quanto emerge dal rapporto stilato da Underwriters Laboratories (UL), organizzazione globale con headquarter negli Stati Uniti impegnata nell’ambito scientifico della promozione della public safety. I risultati di UL Safety Index, progetto di data science basato su algoritmi e composto da un indice numerico su scala 0-100, restituiscono una fotografia rispetto alla sicurezza relativa di un Paese secondo tre driver misurabili: Institutions and Resources (come ad esempio l’istruzione, la tecnologia e la governance), Safety Frameworks (normative vigenti e regolamentazioni) e Safety Outcomes (ossia i risultati ottenuti dalle nazioni a seguito delle politiche approntate in tema di safety).

“La nostra mission è contribuire al progresso di una vita e ambienti lavorativi sicuri per i cittadini italiani e a livello mondiale e promuovere il dibattito in tema di salute pubblica e sicurezza”, ha dichiarato David Wroth, Director, Data Science – Underwriters Laboratories Inc. “I risultati dello studio di quest’anno dimostrano come l’Italia stia performando al di sopra della media per quanto riguarda i progressi in materia di safety, sebbene vi siano ancora margini di miglioramento in particolare per quanto concerne la cura e la protezione di alcune fette di popolazione più vulnerabili, come gli anziani. Un dato sopra tutti: le falle nella sicurezza per quanto riguarda gli infortuni involontari generano un impatto economico a livello mondo stimato tra l’1 e il 5% del prodotto interno lordo. E in alcuni Paesi in via di sviluppo questa stima raggiunge addirittura il 10%”.

L’ITALIA NEL DETTAGLIO
Seppure il punteggio ottenuto dal driver Safety Outcomes risulti soddisfacente (92), non si può dire altrettanto dell’indicatore Cadute Involontarie (63). È stato questo dato a dare il via, da parte di UL, all’approfondimento circa la questione della terza età in Italia. UL Safety Index™ delinea, infatti, un consistente aumento nel tasso di lesioni involontarie e morte fra gli anziani a causa di cadute accidentali e incendi domestici. Dati che invitano a intraprendere ulteriori analisi circa le cause di tali trend e che aprono a discussioni in merito alle diverse possibilità volte a migliorare le esigenze di sicurezza specifiche per la terza età.

Secondo Roberto Messina, Presidente di Senior Italia FederAnziani, “il 52,7% dei nostri over 65 ha a malapena la quinta elementare, il 14% la terza media e il 4% la scuola professionale. Da qui la difficoltà di far comprendere ai nostri anziani, ad esempio, l’importanza di adottare semplici strumenti di tutela negli ambienti domestici, tra cui rilevatori antifumo o sensori salvavita. Emerge così la necessità di raggiungere i decisori politici a livello nazionale ed europeo con corsi specifici per legiferare e apportare cambiamenti alle normative in materia di terza età”.
Proprio per questi motivi, la prevenzione e la condivisione di una cultura del benessere da trasferire a operatori del settore e caregiver possono fare la differenza. “Guardando, ad esempio, al tema dell’aderenza alla terapia, gli studi rilevano un risparmio di circa 4 miliardi e mezzo di euro l’anno per le casse dello stato. Nel solo ambito della riduzione delle fratture dei femori, a livello di stato si spendono 1,653 miliardi di euro e 3 miliardi e mezzo per la riabilitazione. Cifre che vanno moltiplicate per 5 se le guardiamo da un punto di vista del costo sociale”, prosegue Messina.

Il punteggio più basso (70) ottenuto dall’Italia è relativo all’ambito Institutions and Resources ed è ascrivibile in particolar modo all’efficienza ed efficacia a livello governativo e alla bassa adozione di tecnologie del nostro Paese. L’obiettivo di UL Safety Index è agevolare governi, istituzioni, leader aziendali, esperti di sicurezza ed enti pubblici nello stabilire benchmark e ottenere raffronti circa i propri livelli di sicurezza, facendo leva su dati scientifici grazie a cui stabilire priorità e adottare interventi programmatici in ottica di sicurezza.
Il punteggio ottenuto dal driver Safety Frameworks è soddisfacente (93), sebbene vi siano spazi di miglioramento, in particolare per quanto riguarda l’area della sicurezza stradale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, solo il 64% dei cittadini italiani indossa la cintura di sicurezza nei sedili anteriori e solo il 10% lo fa quando seduti su quelli posteriori (dato 2015).

IL FENOMENO DELLA TERZA ETÁ IN ITALIA
14 milioni di persone in Italia hanno un’età superiore ai 65 anni e rappresentano il 23% dell’intera popolazione (60,6 milioni di persone). Si prevede che questo numero aumenterà fino a superare i 20 milioni entro il 2050. Con un’aspettativa di vita media di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne, il nostro Paese è ottavo nel mondo per longevità ed è secondo solo al Giappone per quanto concerne il numero di anziani. In generale, la popolazione in Italia è destinata a diminuire nei prossimi 20 anni e di conseguenza saranno sempre meno gli adulti a prendersi cura degli anziani. Non a caso le statistiche riportano come in Italia ci siano 900.000 badanti e che 100.000 nuove ne arrivino ogni anno. Lo sviluppo di programmi di education dedicati ad anziani e caregiver, la presa di coscienza di quanto la sicurezza debba giocare un ruolo più ampio all’interno dei sistemi locali e regionali e la riconsiderazione degli investimenti necessari sono fattori essenziali per migliorare la sicurezza e il benessere di questa fetta di popolazione vulnerabile.

“Una risorsa che possiamo fornire, ad esempio, tramite il nostro UL Safety Index è la possibilità di confrontare tra loro i Paesi per trarre spunto da chi sta performando meglio in alcune aree specifiche e consultare online la nostra research library che contiene standard e regolamentazioni dei vari Paesi tramite cui informarsi”, prosegue Wroth e conclude: “Il nostro obiettivo è contribuire all’apprendimento e al processo decisionale in tema di sicurezza da parte dei responsabili politici italiani e delle altre parti interessate e sostenere l’attuazione di programmi volti ad un miglioramento dei livelli di sicurezza”.