"Una priorità? Diffondere la cultura della sicurezza informatica"

Adria Pocek e Paola Fusco

Oggetti rubati trovano nuova vita su internet, pirati informatici si mimetizzano nel web. Ma la rete è davvero sicura? Ne abbiamo parlato con Maurizio Masciopinto, Primo dirigente della divisione operativa Polizia Postale e delle comunicazioni.Quanto si è intensificato il lavoro della Polizia Postale da quando internet e le nuove tecnologie sono diventate uno strumento utilizzato dai ricettatori per piazzare la loro “merce”?Monitorando la rete e il transito del commercio elettronico verifichiamo che vi passano generi sempre più variegati di cose: nei giorni scorsi abbiamo identificato, fermato e denunciato una persona di Prato che vendeva i tabulati pubblicati su internet dall’Agenzia dell’entrate. Ormai tutto ciò che è commerciabile passa per la rete, quindi anche il patrimonio culturale sottratto può cadere in questo grande mercato internazionale.Come si intercetta un reato informatico?Il controllo che operiamo sulla rete non esautora altre forze dell’ordine dalle loro competenze specifiche: l’Arma dei Carabinieri ha un nucleo che svolge egregiamente la funzione di recupero del patrimonio, noi collaboriamo spesso con loro, poi la rete è una nostra prerogativa.Recentemente avete intercettato il furto di alcuni volumi antichi. Come si è svolta quell’operazione?Alcuni cittadini avevano portato all’attenzione dei colleghi della sezione di Isernia un sito che vendeva oggetti antichi. La Polizia Postale, con la collaborazione di alcuni esperti, vi ha riconosciuto materiale trafugato dalla chiesa di Santa Maria della Croce di Campobasso ed è riuscita a recuperare gli oggetti. La difficoltà di queste operazioni sta proprio nell’avvicinare in modo non sospetto il venditore che quasi sempre sa di maneggiare merce di illecita provenienza. Come riuscite a distinguere tra chi utilizza la rete internet in buona fede e chi invece vuole sottrarsi all’ordine pubblico?È nella nostra capacità professionale capire le intenzioni di chi compie certe azioni: come il poliziotto di quartiere camminando per la strada riconosce, guardandola in volto, la persona per bene e il potenziale delinquente, altrettanto fanno i nostri poliziotti telematici grazie al know how acquisito e attraverso una serie di segnali. Anche per questo godiamo di un meritato credito e siamo considerati un punto di riferimento a livello internazionale.Qual è l’identikit del criminale informatico?È generico al massimo, può avere qualsiasi età e compiere qualsiasi lavoro. Proprio questo profilo variegato lo rende invisibile e gli permette di passare inosservato.I problemi di criminalità legati ai cittadini neocomunitari si avvertono anche in rete come sulla strada?Certamente i numeri lo confermano, ma il fatto che il nostro Paese sia un obiettivo di questi crimini più degli altri Paesi europei invita a una riflessione e a un’autocritica: fino a oggi non siamo stati in grado di garantire un’adeguata sicurezza. Dovremmo quindi chiedere all’esecutivo appena insediato di puntare sulla sicurezza informatica?Dovrebbe certamente essere una priorità diffondere la cultura e l’attenzione alla sicurezza informatica, e credo che ne trarrebbe beneficio anche il commercio elettronico.