GdF: La Spezia, scoperto un giro di patenti false e di matrimoni “combinati” con extracomunitari. 16 persone denunciate

Oriol De Luca

C’era un fiorente traffico di patenti di guida false ed anche alcuni episodi legati al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dietro l’operazione portata oggi a termine dalla Guardia di Finanza di La Spezia, in collaborazione con gli agenti del locale Corpo di Polizia Municipale, che si è conclusa con la denuncia di 16 persone (tra cui 4 italiani, 8 dominicani, 2 egiziani, un rumeno e un moldavo) ritenuti i componenti di un gruppo dedito alla produzione e alla commercializzazione di documenti falsi.
L’indagine delle fiamme gialle e dei caschi bianchi della città ligure aveva preso avvio da alcuni controlli che gli agenti della Polizia Locale avevano effettuato su strada, e nel corso dei quali si erano imbattuti in conducenti che avevano esibito patenti risultate poi completamente false ancorché molto ben riprodotte.
Su disposizione della Procura della Repubblica spezzina, l’attività di indagine ha così coinvolto la Guardia di Finanza che ha utilizzato anche lo strumento delle intercettazioni telefoniche per far luce su questa inquietante realtà. Anche grazie a queste indagini tecniche, i finanzieri hanno così capito che dietro alle patenti false che circolavano in città ci fosse un’unica regia, nel dettaglio alcune private abitazioni site a Napoli ove abili contraffattori riproducevano le patenti in favore di clienti disposti a pagare fino a 2.000 euro per ottenerle.
Le stesse patenti, che venivano “pubblicizzate” tramite un serrato passa-parola tra gli interessati, venivano poi smistate in Nord Italia, in particolare nelle città di La Spezia, Parma e Cremona, mentre il “compenso” veniva versato dagli acquirenti su carte prepagate intestate a semplici prestanome.
Da notare come le indagini di natura finanziaria eseguite dalla GDF abbiano comunque permesso di risalire ai reali beneficiari di questi versamenti “camuffati” nonché di ricostruire un giro d’affari stimato in diverse decine di migliaia di euro, al quale si affiancavano anche altre condotte criminose come la pratica consistente nell’organizzare finti matrimoni tra cittadini extracomunitari e cittadine italiane.
L’essere coniugati con persone di cittadinanza italiana, infatti, dà titolo a permanere sul territorio dello Stato, dunque la cosa è appetita da chi non avrebbe i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno e che per queste finte unioni matrimoniali era perciò disposto a versare circa 7.000 euro, dei quali 4.000 finivano alla “sposa” mentre i restanti 3.000 venivano spartiti tra intermediari e “testimoni” di nozze.