Ragusa: Polizia di Stato arresta scafista

Eugenia Scambelluri

Gli uomini della Polizia di Stato di Ragusa hanno tratto in arresto un cittadino tunisino di 27 anni che, insieme da altri cittadini libici ancora in corso di identificazione, si è reso responsabile del reato di introduzione illegale di immigrazione clandestina.

Nella notte del 16 luglio u.s. il pattugliatore della Guardia Costiera A. Peluso di Messina  intercettava nelle acque antistanti quelle libiche un barcone clandestino che versava in precarie condizioni di stabilità. Assicurato e messo in sicurezza dagli uomini della Guardia Costiera, il barcone veniva condotto nel porto di Pozzallo dove venivano fatti sbarcare 251 persone di diversa nazionalità (224 uomini, 27 donne, di cui molti bambini).

Dopo le immediate attività di soccorso alle quali concorrevano Polizia di Stato, Croce Rossa e Protezione civile, gli uomini della Squadra mobile identificavano il cittadino tunisino quale scafista che conduceva l’imbarcazione lungo l’intera rotta. L’arresto è stato possibile dalle testimonianze di alcuni migranti.

Particolarmente cruente ed emotivamente coinvolgenti, sono le modalità con cui vengono organizzati i viaggi, così come raccontato da un giovane migrante marocchino di appena 20 anni riferiva: “unitamente ai miei amici ho atteso il mio turno ed anche io ho preso posto su uno dei due gommoni per poi salire sull’imbarcazione di legno. Una volta sopra tale natante fu un libico ad indicarmi il posto che era stato a me assegnato, ovvero in coperta nella parte centrale. I gommoni facevano altri tre o quattro viaggi tra la terraferma e la barca e durante tale attività non facevano altro che profferire minacce e picchiare tutti coloro che non eseguivano alla lettera le loro disposizioni. Gli stessi libici erano particolarmente duri con le persone di colore che stavano imbarcando e talvolta usavano i lunghi coltelli di cui erano in possesso proprio per picchiare tali soggetti. Il sovraffollamento sulla barca era tale che veniva difficoltoso anche sedersi e quando qualcuno lo faceva doveva necessariamente sopportare il peso di altri soggetti che per mancanza di spazio si ci sedevano di sopra. Alle persone, esclusivamente di colore, che si trovavano all’interno della stiva dell’imbarcazione non veniva assolutamente permesso di salire in coperta, nemmeno per prendere una boccata d’aria e ciò nel timore che un ulteriore sovraffollamento su tale locale avrebbe pregiudicato la stabilità dell’imbarcazione e, conseguentemente, il suo ribaltamento.”

Dopo l’arresto lo scafista tunisino dichiarava :“sapevo che in Libia cercavano scafisti, sono andato li e mi sono arruolato con loro per guadagnare soldi; faccio il pescatore ma quello che prendo in un solo viaggio per portare persone è lo stesso che guadagno in 2 anni”.

Dalle indagini effettuate è stato possibile accertare che i migranti pagavano per il viaggio  un “biglietto” di 1.500 dollari per cui l’organizzazione avrebbe avuto un guadagno totale di 375.000 dollari.