Aiic, in prima linea nello studio delle infrastrutture critiche

Riccardo Fraddosio

Le infrastrutture critiche sono quei sistemi il cui danneggiamento comporta un grave impatto rispetto alla vita pubblica del nostro Pese. Lo spiega il professor Stefano Panzieri, del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche. “La nostra Associazione nasce col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e di fare leva su chi gestisce il potere in Italia per la costituzione di gruppi di studio specializzati”, chiarisce. “Purtroppo, soprattutto nel nostro Paese, contrariamente a quanto avviene nel resto dell’Europa e negli Usa, le problematiche relative alle infrastrutture critiche, l’analisi delle loro vulnerabilità e del loro funzionamento sotto tutti i punti di vista, sono pericolosamente trascurate”. L’Aiic ha partecipato al Forum Ict per la sicurezza informatica delle scorse settimane a Roma e, dal giorno della sua fondazione, è sempre stata in prima linea nel promuovere eventi e iniziative volte all’approfondimento di metodologie avanzate rispetto ai sistemi fondamentali più delicati della nostra organizzazione sociale. Studiare le infrastrutture critiche, infatti, è diventata una prassi ormai ineludibile per tutti i paesi industrializzati, sempre più caratterizzati dal muoversi interdipendente delle infrastrutture fondamentali e dalle minacce collegate all’estremizzazione dei fenomeni climatici ed alla rinascita del terrorismo. Paesi come Inghilterra, Olanda e Germania, sono all’avanguardia nell’analisi delle infrastrutture, e gli Usa, dopo l’11 settembre 2001, hanno portato questa tematica ai primissimi posti nell’agenda governativa con l’emanazione del Nipp (National Infrastructure Protection Plan). “Anche l’Europa si sta muovendo in questa direzione – spiega Panzieri – tanto che, proprio quest’anno, ha approvato una direttiva finalizzata ad inquadrare le infrastrutture critiche europee, soprattutto alla luce del fatto che i sistemi nazionali hanno il più delle volte link con quelli di altri paesi”. Una prova esemplare di ciò è il black out del 28 settembre 2003, quando, per dodici ore, l’intero Paese è rimasto senza corrente elettrica a causa di un guasto nella linea ad alta tensione nella regione di Brunnen, in Svizzera. “L’Italia tuttavia è molto arretrata rispetto agli altri soggetti europei ed è lenta a recepire la normativa. Tutto ciò – afferma il professore – genera l’impossibilità di creare tavoli di confronto in ambito internazionale, il che, soprattutto per via degli attacchi a cui sono sempre più soggetti sistemi fondamentali come quello informatico e comunicativo, può risultare estremamente nocivo per la nostra vita collettiva”.