Il caldo può trasformarsi in un killer, soprattutto per chi soffre di asma, infezioni polmonari e bronchiti croniche, quasi sei milioni di persone solo in Italia. Non solo: basta che la temperatura globale salga di un grado per far aumentare dall’1 al 3 per cento le probabilità di ammalarsi gravemente anche tra la popolazione sana. L’allarme arriva dalla Società europea di malattie respiratorie (l’European respiratory society, Ers) e dall’ Health & environment alliance che si batte da anni per contenere l’aumento delle temperature a 2 gradi rispetto a quelle preindustriali. Le due organizzazioni sanitarie, leader a livello internazionale, hanno presentato il primo agosto un documento all’Unione europea in cui chiedono a Bruxelles di occuparsi della questione. Lo fanno spinti dai dati choc del 2007: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i malati di asma sono 300 milioni, mentre la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) ne colpisce 210. "È un problema su cui nessuno può più chiudere gli occhi — spiega l’epidemiologo Francesco Forastiere, tra gli autori del paper appena consegnato all’Ue —. Tutti siamo chiamati a un’assunzione di responsabilità". Del resto, negli ultimi venti anni le ondate di calore sono praticamente raddoppiate. Lo ha dimostrato, studi scientifici alla mano, Paola Michelozzi, epidemiologa dell’Asl Roma E, intervenuta al Forum internazionale della Salute (Sanit) dello scorso giugno: tra il 1981 e il 1990 i giorni di super-afa nell’area del Mediterraneo sono stati 234 (il 21%) contro i 413 (il 38%) del periodo compreso tra il 1991 e il 2000. Un esempio delle nuove estati torride arriva da Milano. I dati dell’Osservatorio Milano Duomo mostrano che tra il ’71 e l’80 le temperature medie erano di 21,4 gradi a giugno e 24,3 a luglio contro i 24,1 gradi di giugno e i 25,9 di luglio degli anni tra il 2001 e il 2008. L’effetto più diretto della calura è l’aumento della viscosità del sangue (volume del plasma, aumento di globuli rossi e piastrine, innalzamento del livello di colesterolo), che può causare la morte per cause circolatorie e cerebrovascolari. Ma le temperature alte aggravano anche le condizioni di salute di persone già ammalate, provocando decessi per le cause più varie. Ma gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute vanno oltre le ondate di calore. "Nel documento presentato a Bruxelles sono indicati almeno altri quattro problemi sanitari strettamente legati al climate change — spiega Forastiere —. Le conseguenze con rilevanza sanitaria sono: 1) l’innalzamento della temperatura che potenzia l’inquinamento atmosferico: nei giorni di afa è anche più alto l’ozono; 2) la crescita degli episodi di alluvioni che fanno aumentare l’umidità nelle abitazioni e, di conseguenza, le muffe che provocano problemi respiratori; 3) il dilagare delle malattie allergiche anche al di fuori dei periodi tradizionali; 4) il cambiamento nella circolazione delle patologie da virus e agenti infettivi". Dal 2004 la Protezione Civile ha attivato in 27 città italiane un sistema di allerta contro le conseguenze delle ondate di calore: dal 15 maggio al 15 settembre vengono comunicati attraverso bollettini giornalieri i possibili effetti sulla salute delle condizioni meteorologiche previste a 24, 48 e 72 ore. In caso di necessità sono pronti a scattare piani di intervento per aiutare i soggetti più a rischio, in particolare gli over 65. Ma non basta. La questione va risolta anche alla radice: gli esperti adesso si attendono un segnale forte contro il surriscaldamento globale dall’Unione europea.