Bambini vittime della strada

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“I bambini sono spesso le vittime di comportamenti superficiali e distratti assunti dagli adulti al volante: il mancato uso dei seggiolini e delle cinture di sicurezza posteriori è una delle principali cause di morte dei più piccoli coinvolti in incidenti stradali”. Lo ha dichiarato Sandro Salvati, presidente della Fondazione ANIA per la sicurezza stradale, commentando i dati emersi dallo studio dell’Etsc (European Transport Safety Council), organizzazione europea di cui la Fondazione è membro e attraverso la quale ha partecipato ai lavori di preparazione dello studio “Reducing Child Deaths on European Roads” allo scopo di proporre interventi utili a ridurre l’entità del problema. “Secondo lo studio dell’Etsc negli ultimi dieci anni nei 27 Paesi dell’Unione Europea sono morti per incidente stradale circa 18.500 bambini e 1.200 di questi hanno perso la vita sulle strade nel 2007. Il nostro Paese – commenta Salvati – purtroppo, in questo ambito non fa eccezione visto che nel 2007 abbiamo avuto ben 95 morti con meno di 15 anni.” Tra le cause il ritardo dell’Italia nell’uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per i bambini: l’Iss, con più di tre milioni di verifiche in tutte le regioni italiane, ha rilevato che l’uso della cintura sui sedili anteriori si differenzia a seconda dell’area territoriale: viene utilizzata dall’85% della popolazione nel Nord Italia, dal 67% in Centro, dal 53% nel Sud e nelle Isole, mentre risulta quasi nullo l’utilizzo della cintura sui sedili posteriori in ogni area del Paese, un comportamento che mette a rischio la vita dei trasportati. “Gli italiani – conclude Salvati  – non si rendono conto che un minore ben sistemato sul seggiolino ha il 70% di probabilità in meno di avere serie conseguenze se coinvolto in un incidente. Manca il senso civico da parte dei genitori italiani, che trattano con profonda superficialità il tema della sicurezza dei propri figli in macchina. Per questo motivo, la Fondazione ANIA propone l’inasprimento delle sanzioni per chi trasgredisce le norme volte a tutelare i minori. Laddove non arriva la coscienza della persona è necessaria una forma di coercizione che induca un senso di civiltà e una forma di protezione verso soggetti vulnerabili come i minori trasportati.”