Barcellona Pozzo di Gotto: suicida in carcere detenuto minorato psichico

redazione

Dramma in carcere a BARCELLONA POZZO DI GOTTO, in provincia di Messina. A distanza di poco tempo dal suicidio di altrettanti detenuti a Firenze Sollicciano, Roma Rebibbia, Cagliari e Massa, giunge la triste notizia che oggi nell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario un detenuto italiano minorato psichico, S.C. 40 anni, si è ucciso in cella. Ne da notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.  

Lillo Navarra, segretario regionale SAPPE per la Sicilia, informa: Il detenuto, minorato psichico, era arrivato a Barcellona Pozzo di Gotto da Palermo Pagliarelli a inizio mese. Fino al mese di gennaio era stato ubicato al III reparto  in camera singola. Successivamente, quindi da fine gennaio, aveva chiesto di poter stare in cella con altri detenuti, e, sentito il parere di tutti i vari operatori penitenziari, si era disposto che stesse in cella con altri minorati psichici al piano terra del II reparto. E’ un suicidio inspiegabile: era sereno, ordinato, pulito, sorridente ed aveva acquistato con l’ausilio del Cappellano un discreto guardaroba: tute nuove, giacche, scarpe da ginnastica. I compagni erano contenti di lui. E come elemento dalla evidente minorazione psichiatrica, non arrecava fastidi ad alcuno, non manifestava aggressione fisica o verbale. Effettuava colloqui con i familiari sporadicamente e anche le telefonate verso familiari erano rade. Voleva andare in una comunità a Catania, ma la sua situazione giuridica non era però definita. Infatti, arrestato nel marzo del 2015 per rapina, dipendeva dal Tribunale di Catania, ed era in corso di trattazione il primo grado di giudizio”.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commenta: “Questo nuovo ennesimo drammatico suicidio di un detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono – eccome! – nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.

Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, prosegue il leader del SAPPE. “Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata! Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere – come a Barcellona Pozzo di Gotto – con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità del Paese: si deve fare di più, cominciano ad assumere gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano”.